IL PECCATO ORIGINALE ( Parte II)

La prima volta che ho messo piede nella sala del Consiglio Comunale l’ho fatto da cittadino mi pare nel 1995, per assistere a quella storica seduta che approvava la delibera della Giunta sulla riqualificazione della vecchia dar-sena, che prevedeva il recupero di tutto lo specchio acqueo – dove vi erano relitti affondati – nonché la pulizia delle banchine adiacenti – dove da de-cenni esistevano dei vecchi capannoni arrugginiti, usati unicamente come depositi delle attrezzature per le feste dell’Unità.

Ricordo perfettamente le rimostranze dell’opposizione di sinistra che si di-chiarava contraria a tale operazione bollandola come soldi del Comune sprecati per creare il salotto sul mare ai “ricchi milanesi”. Tuttavia la mag-gioranza di centrodestra approvava.

Il Sindaco Gervasio, come promesso in campagna elettorale, assieme all’Autorità Portuale, dava il via pertanto all’operazione di pulizia e riquali-ficazione dello specchio acqueo e delle aree attigue della vecchia darsena, che da decenni non erano più adatte all’ormeggio delle navi commerciali;
peraltro v’è da dire che in pochi anni i costi di tutta quella bonifica furono totalmente ripagati dall’Assonautica e l’investimento allora realizzato con-tinua tuttora a generare ricchezza e occupazione per la città.

Tale operazione era solo l’inizio di un progetto molto più vasto che, come sarebbe poi avvenuto in tutti i porti del Nord Mediterraneo, avrebbe resti-tuito l’intero porto storico alla città, con in più la possibilità di destinarlo ad un settore ancor più ricco e prestigioso della piccola nautica, già a quei tempi in rapida crescita, e cioè la grande nautica.

In verità, una cordata capitanata dal compianto ing. Novella, alla quale par-tecipava anche il sottoscritto, proponeva di utilizzare per il grande diporto tutta la darsena a ridosso della città sino alla vecchia stazione funiviaria, progetto che riscontrava il consenso sia dell’allora Presidente dell’Autorità Portuale, sia del Presidente della Provincia, ma si scontrava con la visione corporativa dell’allora console della Compagnia Portuale e del Sindaco Carlo Ruggeri neo eletto, al tempo componenti del Consiglio di Ammini-strazione dell’Autorità Portuale di Savona, per cui l’operazione veniva boc-ciata.

Di conseguenza, anziché collocare le navi passeggeri agli alti fondali, come in tutti gli altri porti, pur già allora, nella prospettiva di navi sempre più grandi e con pescaggi sempre maggiori, si decideva di usare la vecchia dar-sena per questi nuovi giganti del mare, con tutte le problematiche tecniche e ambientali che ci siamo poi inevitabilmente ritrovati in seguito, non ul-tima quella relativa al Covid19 che ha visto tutti questi spazi preziosi inuti-lizzati per mesi, con il conseguente ulteriore sotto sfruttamento di quella vasta area che al contrario avrebbe fruttato molto, sia all’economia portuale che cittadina: basti pensare che 1 mega yacht da 60 metri richiede un equi-paggio che va dalle 15 alle 20 persone ben pagate e costi di gestione attor-no ai 3 milioni di euro all’anno che si riversano per lo più nel porto in cui staziona durante l’ inverno, senza creare traffico stradale e inquinamento al-la città.

La rivoluzione dei trasporti avvenuta negli anni ‘70, che aveva cambiato il sistema portuale dei secoli precedenti trasformando i porti in semplici ga-teway (porte di passaggio delle merci), portava un ulteriore problema che era l’incremento del traffico di mezzi pesanti che inevitabilmente attraver-sano la città, per cui nella maggior parte degli altri porti si costruivano in-frastrutture e percorsi alternativi per evitare la congestione dei centri citta-dini.
Per Savona il problema non si poneva neppure! Negli anni 90 l’allora Mini-stro dei Trasporti, il ligure Claudio Burlando, anziché finanziare la costru-zione di un tunnel sottomarino per mettere in comunicazione diretta il por-to con le autostrade, come noi stiamo proponendo oggi per ridurre drasti-camente il traffico e disinquinare la città, decideva di finanziare invece un tunnel sottomarino col quale inondare il comprensorio savonese di carbone!.

Contro ogni logica ambientale e contro ogni logica di economicità veniva così realizzato il tunnel sottomarino per scaricare il carbone in una tramog-gia agli alti fondali e, attraverso nastri trasportatori, collegarsi alle vecchie funivie con lo scopo (diceva Burlando) di fare di Savona un “hub delle rin-fuse nere” con una previsione di volumi annuali di tre milioni di tonnellate di carbone, per lo più destinate alla Centrale di Vado Ligure.

In poche parole si voleva scaricare il combustibile fossile a Levante e lo si voleva bruciare a ponente con la città in mezzo! Sicuramente una cosa di poco conto per chi abitava a Genova o, abitando Savona, era intenzionato a breve ad emigrare altrove!

Fortunatamente l’intervento della Magistratura, a seguito delle centinaia se non migliaia di morti per le emissioni nocive che ne derivavano, poneva fi-ne all’attività dei gruppi a carbone della Centrale di Vado e impediva di co-struirne un altro. I savonesi potevano così tirare un sospiro di sollievo, ma non si poteva dire altrettanto del contribuente italiano, condannato a dover coprire ogni anno con milioni di euro il passivo perpetuo delle funivie, ri-maste senza cosi tanto carbone da trasportare.

Ai cittadini savonesi restava il cadeau delle ferraglie della vecchia stazione funiviaria, quale esempio della bruttura e del mal governo ed emblema di una città in lenta ma inesorabile decadenza.

Ammiraglio Felicio Angrisano

Dimissionato da Ministro, Claudio Burlando ce lo troviamo Governatore della Regione e in quel ruolo la sua attività di distruzione di Savona conti-nua. Prima mette il veto sulla costruzione della Marina della Margonara, riuscendo nell’impresa di estromettere Savona dai circuiti prestigiosi della grande plaisance – la nautica di lusso – rendendola l’unica città litoranea nel Mediterraneo senza un porto turistico, peraltro in una regione dove Im-peria ne ha due, La Spezia tre e Genova addirittura cinque! Poi, quale uo-mo più potente della Liguria di quel tempo, si spende per favorire l’acquisizione della nostra banca da parte della più indebitata Cassa di Rispamio di Genova. Dulcis in fundo, ci scippa i 27,5 milioni destinati alla costruzione del Metrobus Savona-Vado per destinarli alla Metropolitana della sua Genova! Tutto ciò, naturalmente e sempre con la complicità dei sui compagni del PD Savonese. (Bertolotto, Ruggeri, Berruti).

Ruggeri, Bertolotto, Berruti

Ma il colpo di grazia per la nostra città Burlando lo dava ponendo il veto alla nomina dell’Ammiraglio Felicio Angrisano a presidente dell’Autorità Portuale, richiesto dall’unanimità degli Agenti Marittimi, dall’Unione Utenti del Porto e dalla Camera di Commercio. Con un personaggio così di peso e di prestigio a fare da presidente dell’Autorità del Porto, l’annessione di Savona, terzo porto d’Italia per volumi di traffico con Piattaforma di Vado a regime, al secondo e cioè a Genova gli sarebbe stata alquanto diffi-cile, in considerazione oltretutto che ben 15 porti hanno mantenuto la loro autonomia.

La storia ha poi insegnato che, fortunatamente, le mire dell’ex Governatore di diventare presidente del Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale siano state fermate dalla vittoria di Giovanni Toti alle elezioni regionali, an-che se il peccato originale – l’annessione del porto di Savona a quello di Genova – da cui deriva il declino irreversibile della nostra città, comporta che ogni decisione riguardante il nostro porto e la nostra città dovrà passare per sempre da Genova, con tutte le conseguenze che già stiamo patendo.

Era l’anno 1528 e Savona dopo un breve assedio si arrendeva e perdeva la sua autonomia per le mani di Andrea Doria, il grande ammiraglio Genovese che attraverso l’alleanza con Carlo V di Spagna consolidava il suo potere in tutta la Ligu-ria.

Sono passati cinque secoli ed è accaduto che i Genovesi abbiano nuova-mente messo le mani sulla nostra città, certo non in modo cruento e soprat-tutto senza fare troppo rumore (la partita se la sono giocata tutta nelle sedi del PD) per colpa di un Governatore ambizioso, ma sopratutto per l’acquiescenza agli ordini del loro Kapo da parte di tutte le amministrazioni locali governate dal PD.

Una nazione può sopravvivere ai suoi imbecilli ed anche ai suoi ambiziosi, ma non può sopravvivere al tradimento dall’interno. Marco Tullio Cicerone

Già ! Ma cosa facevano il Sindaco e gli amministratori di Savona mentre si cancellava la gloriosa storia del nostro porto e della nostra città? Si dedica-vano a temi per loro più importanti, vale a dire al “ settore” immobiliare; ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

SILVIO ROSSI
(Consigliere uscente Gruppo Savona Capoluogo)

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