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Cronaca davanti al giudice del Lavoro, ma anche di vita sindacale in una importante azienda

Pizzorno e Lestinge si conoscono?

Alla Reefer da operaio a capo turno

Abbiamo ricostruito alcune notizie inedite che erano state negate a Belfagor

 di Luciano Corrado

 

 

Savona – La fortuna si presenta quando meno l’aspetti. La scorsa settimana, la firma di Belfagor su Trucioli Savonesi raccontava la desolazione di uno sconfitto. Il titolo: “Il festival dei trasporti & delle poltrone”. Neppure il diavolo, vero o falso che sia, era riuscito a cavare un ragno dal buco da uno storia che Il Secolo XIX ci aveva descritto, titolando: “Licenziato un delegato sindacale, il Reefer Terminal scende in sciopero”. Altro ritaglio: “Spiato e licenziato dall’azienda-La Cgil accusa Reefer Terminal “Violazione della privacy con intento antisindacale”. Battaglia legale”.  Meno impatto su La Stampa, una colonna: <Ridatemi il mio posto di lavoro. L’avvocato Sergio Acquilino ha presentato questa mattina un ricorso con 67 allegati..la riassunzione del dipendente…la condanna della società a pagare un danno biologico e morale di 100 mila euro…>. 

Che fine ha fatto quella vicenda clamorosa. Non risultano, nella storia di questa provincia, casi di “spionaggio” di dipendenti fuori dall’orario di lavoro, nello loro vita privata, a quanto pare. Il nostro interesse nasce dalla “navigazione” su internet. Da lettere, non molto chiare, divulgate (e scomparse, presumibilmente cancellate) su altro blog-(pentito?).

Non hanno voluto parlarci alcuni dei protagonisti. Probabilmente consigliati “bene”, o forse scambiandoci, a nostra volta, per presunte spie. E poi, diciamolo con franchezza, non abbiamo l’autorevolezza di quotidiani affermati, di televisioni con ottimi e facoltosi editori, di “giornali online” alla corte del potere e iscritti a potenti organizzazioni di categoria. 

Eppure può accadere, a tutti i deboli e agli ultimi di questa terra, di trovare l’anima “buona” che qualcosa sa. Cerca di aiutarti, senza interesse diretto, per l’ideale che unisce anelito alla trasparenza della vita sociale e solidarietà non richiesta.

Solidarietà che non daremo mai qualora le persone si fossero macchiati di reati gravi, oppure istighino alla violenza e all’odio di classe, o sul lavoro si siano macchiati di comportamenti gravemente lesivi del buon e corretto andamento aziendale. Senza prevaricazioni, dunque. Da una parte e dall’altra.  

La prima notizia. E’ fissata per il 4 marzo prossimo l’udienza, con l’interrogatorio dei primi testimoni, nell’ambito del secondo licenziamento nei confronti di Giorgio Pizzorno, definito “…Il tarlo…delegato Cgil…che ha deciso di emulare il soldato giapponese abbandonato nel 1941 nell’isoletta dell’Oceano Pacifico continuando a combattere la sua personale guerra contro gli Usa per decenni, sino a quando, ritrovato alla metà degli anni ’70, fu informato che la guerra era finita da più di 30 anni…>.

La firma non è dell’amministratore delegato del Gf Group (la maggiore realtà imprenditoriale privata del savonese), ma dell’allora responsabile delle Relazioni sindacali del gruppo, Luca Becce, già dirigente all’Ipercoop di Savona e personaggio pubblico per il peso “politico” all’Acts, con riconferma nel primario ruolo di presidente-manager dopo la fusione, recente, e riorganizzazione di Acts Spa, e Sar, altra società pubblica di trasporti.

Per neutralizzare il “tarlo”, in una lotta tra il “gigante” ed il “nano”, si era fatto ricorso, come scriveva Il Secolo XIX, a “documentazione in grado di provare che in un periodo precedente al licenziamento, al di fuori del suo orario di lavoro, Pizzorno è stato spiato da un’agenzia investigativa privata  che riferiva in violazione allo Statuto dei lavoratori, gli esiti di tali pedinamenti ai dirigenti di Reefer Terminal>.

La seconda notizia. Il giudizio davanti al giudice del Lavoro, Caterina Baisi,  

si era concluso nel marzo 2008. E nel più desolato silenzio stampa erano sfilati davanti al magistrato ed ai legali delle parti, alcuni importanti personaggi della Savona economica, politica, imprenditoriale, sindacale. Insomma, la società civile.

Un silenzio rotto il 29 settembre 2007, da un articolo del pensionato ex capo redazione del Secolo XIX di Savona, Sergio Del Santo: <…Ad agitare le acque al Terminal frutta ha contribuito anche la decisione di candidare nella lista della Cgil Giorgio Pizzorno, ex delegato nella Rsu di Reefer, licenziato due anni fa a conclusione di un doppio procedimento disciplinare. Una candidatura che è stata accolta con sconcerto dall’azienda e che ha causato disorientamento tra i lavoratori…>.

Un clima davvero teso se il 4 febbraio 2006, Ermanno Branca, per La Stampa, interpella la Reefer e si sente rispondere: <Licenziamento senza giusta causa? Non commentiamo sui giornali, la sede corretta di discussione è il tribunale>.

In ogni azienda, in ogni famiglia, può accadere che un “problema ritenuto serio” sia affrontato in modo sbagliato, controproducente, soprattutto in considerazione degli sviluppi finali, di strascichi e conseguenze, immagine esterna.

La nostra anima “pia” non è stato in grado di indicarci documenti o testimonianze che attestino che il dipendente-sindacalista Giorgio Pizzorno, fosse un sobillatore o un assenteista. Due carenze di virtù che poco si addicono al contesto di serietà, al reciproco rispetto tra datore di lavoro e dipendente.

Pare, diciamo pare, fosse nato il “sospetto”- ripetiamo sospetto, rivelatosi evidentemente infondato – che nella sua attività di operatore con più mansioni, Pizzorno avesse passato alla concorrenza della Reefer informazioni riservate.  Un evento impossibile, si direbbe, visto il compito non certo strategico.

La terza notizia.  Nelle more del giudizio civile, i mass media locali ci privano di un altro spaccato non proprio usuale. Il datore di lavoro – sarà scusato Belfagor che aveva confinato Pizzorno stesso in un’isola dorata, ma qualcuno deve aver consigliato di tenere la bocca cucita e lontani i giornalisti scomodi, poco docili  - ha presentato due esposti, con l’avvio di procedimenti  penali che sono stati archiviati, nonostante l’opposizione dei legali davanti al Gup, Barbara Romano.

Qual era il contenuto “esplosivo”? Chi può aiutarci a svelarlo? 

Possiamo anticipare che fonti attendibili descrivono Giorgio Pizzorno, iscritto al partito di Rifondazione Comunista (ci siamo occupati di iscritti per vicende delle frane di Noli, case evacuate,  consulenze geologiche in merito all’ex area fabbrica dei Refrattari, trasformata in 200 alloggi-seconde case, dopo che il Comune aveva rinunciato anche all’unico albergo previsto inizialmente, stando alla testimonianza dell’ex sindaco Dc, Carlo Gambetta) .

Pizzorno, dicevamo, non è mai stato arrestato, né denunciato per resistenza ed oltraggio (certi leghisti saranno invidiosi!) e la sola attività politica svolta, attesterebbe il suo ruolo essenzialmente sindacale.

Un’azienda modello in questa provincia, e l’hanno scritto spesso i giornali, con un dipendente che tuttavia, senza essere iscritto al partito degli scansafatiche e farabutti, viene additato, per iscritto, a “tarlo”.  Succede pure questo nel teatro savonese.

Quarta notizia- Il cronista, “cane da guardia per conto dei lettori”, vorrebbe scoprire – visto che resta inedito – la motivazione che ha indotto la Cgil a rinunciare alla denuncia per comportamento antisindacale, a fianco del proprio iscritto, eletto dai lavoratori, pur avendolo sostenuto in molte sue lotte.

Non è un problema di anime, né di estremismi, semmai di logica trasparenza verso gli iscritti, tutti, e l’opinione pubblica. Un delegato sindacale che avrà pure peccato di insubordinazione (non aver rispettato ripetuti inviti a conferire in direzione?), ma la giustizia del Lavoro, in due gradi di giudizio, ha annullato il licenziamento ritenuto sproporzionato ai peccati contestati.

Niente reintegrazione, per lanciare un messaggio? Seguono i precetti (se le informazioni sono esatte ad opera dell’avvocato Sergio Aquilino che ha assistito Pizzorno) per vedersi riconosciuti gli stipendi arretrati. E nell’agosto 2008 scatta il nuovo licenziamento.

In altre epoche e con aziende di livello e alto profilo, uno degli avvocati del Lavoro, a lungo protagonista della scena savonese, Marino Morixe, può testimoniare che questo genere di “controversie” occupava spesso le cronache dei giornali. Basta sfogliare gli archivi.

Ora sarà la Cassazione a decidere la sorte finale, mentre si avvia l’iter della seconda battaglia, questa volta davanti al giudice del Lavoro, Luigi Acquarone.

Continueremo ad informare i lettori di Trucioli, se potremo farlo, per non far morire la speranza di quei cittadini che credono nel ruolo della libera informazione, nonostante il nostro comico genovese Grillo, dal suo seguitissimo blog, continui imperterrito la campagna delle “campane a morto” sulla “libertà di stampa” in preda al dominio dei becchini, urla ai quattro venti.

Quinta notizia-  In una prossima puntata cercheremo di svelare il capitolo dei protagonisti del “caso Reefer”. Tutti coloro che hanno testimoniato, che hanno ricoperto cariche aziendali e sindacali. Pare giusto che ognuno, svolgendo un ruolo pubblico, abbia il “controllo” dell’informazione. Saranno i cittadini a farsi un’idea. Non di parte, possibilmente e non schierata, anche col silenzio che a volte aiuta assai di più di un magnifico articolo.

Anche per evitare quella confusione, richiamata di recente in un servizio de Il Secolo XIX/Sole 24 Ore che riporta l’intervento di Angelo Lestinge, operatore Reefer Terminal Vado: < C’è molta confusione sui numeri, a proposito di piattaforma Maerk  e posti di lavoro…e quegli stessi numeri vengono citati a sproposito. Nel 2008 al Reefer abbiamo movimentato 250 mila teus con una forza lavoro di 90-100 persone. Il 2009 è stato un anno più difficile; sono stati movimentati 160 teus, ma nessuno è stato mandato a casa. Ci sono stati trasferimenti temporanei in altri settori, col la ripresa di dicembre 2009, gennaio 2010 quei lavoratori sono stati nuovamente assegnati alla divisione container>.

E conclude Lestinge: <Lavoro al porto di Vado dal 1994, in questi 16 anni ci sono stati passaggi di proprietà e cessioni di rami d’azienda, ma noi lavoratori siamo sempre stati riposizionati, nessuno ci ha mandati a casa>.

Scommettiamo che tali Salvatore Folmi e Giorgio Pizzorno erano talmente “pecore nere” da essere “corpi estranei” al luogo di lavoro?

Lestinge fu assunto come operaio quando il terminal era di proprietà di Contschip-V.I.O. E’ entrato a far parte della rappresentanza sindacale aziendale prima per la Cgil, poi per la Uil. Nell’anno 2000, ci aiuta internet, la Reefer Terminal ha acquistato da Pecorini il ramo d’azienda ex VIO (la parte di banchina ed i piazzali in porto per contenitori).

Lestinge partecipa alla trattativa (all’Unione Industriali di Savona) per la definizione del contratto integrativo aziendale, firmato nell’agosto del 2001. A quel tavolo sedevano pure Luca Becce, il dottor Alessandro Piccardo. E, seguendo la stessa traccia, tra gli accordi presi vi era, a trattative chiuse, la costituzione di un’unica  R.S.U. non oltre il 31 dicembre 2001.

A contratto siglato Angelo Lestinge ha un doveroso avanzamento a capo turno, non da solo, con altro delegato aziendale Cisl, ex VIO. Entrambi non si ricandidano alle votazioni per il rinnovo della RSU. Nel 2006-2007, Lestinge è tra i componenti della commissione sicurezza sul Lavoro presso l’Autorità portuale, ma non disponiamo di sue istanze in quella sede. Ce ne dispiace.

Almeno ha avuto gli onori della cronaca il 18 febbraio scorso. Il titolo: <La Maersk trova un alleato>. E con i tempi di crisi occupazionale e disperazione umana, famigliare, per i posti di lavoro che si perdono, gli “ultimi” saranno i primi almeno in Paradiso.

Luciano Corrado