TRUCIOLI
SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
A tutto campo l’ex sindaco-imprenditore
50 domande “riservate” a Mauro Zunino
di Luciano Corrado
Albenga – Il papà,
l’ingegner Giovanni Zunino, era salito
alla ribalta della cronaca
politico-amministrativa nazionale per
aver dato vita alla prima giunta (in
Italia) tra liberali e comunisti.
Sindaco, Angioletto Viveri e vice
l’imprenditore Zunino. Con i socialisti
ingauni all’opposizione dopo 27 anni. Se
ne occupò perfino una popolare
trasmissione di Rai Uno, Tribuna
politica che andava in onda,
seguitissima, in prima serata. Si
accennò proprio al “caso Albenga” che
imbarazzava le segreterie nazionali dei
partiti. Alcuni quotidiani dedicarono
una pagina, con diverse interpretazioni.
“La strana giunta di Albenga”, titolava
un’inchiesta de Il Lavoro, a firma
dell’inviata speciale, Wanda Valli. Era
fine maggio del 1986.
Sono trascorsi 24
anni, è difficile credere che le ultime
generazioni di albenganesi siano a
conoscenza di quelle vicende.
|
E possiamo essere
certi. Non sono molti coloro che
conoscono a fondo l’erede politico,
Mauro Zunino, già sindaco di centro
destra, senza troppo fortuna.
Trucioli l’ha
intervistato, senza preavviso, senza
domande scritte. Una “visita a sorpresa”
nell’ufficio dell’aeroclub di Villanova
dove Zunino junior ha trascorso
probabilmente più ore che a casa sua. Un
“signore benestante”, dai toni e dai
modi gentili, educati, pacioso,
rispettoso verso chi non l’ha mai
portato sugli “altari”.
D) E’ vero
che nel periodo in cui ha ricoperto il
ruolo di sindaco di Albenga ha
rinunciato all’indennità?
R)
Perché parlarne, non si è mai saputo per
mio espresso desiderio. In effetti la
mia segretaria aveva l’ordine di
destinare la somma ai servizi sociali
del Comune.
D) Lei è un cattolico
praticante?
R) Sono cattolico,
non praticante. Ho sempre avuto buoni
rapporti con la Curia ingauna. Ma mia
moglie, si suole dire, è “donna di
chiesa”.
D) Una domanda che,
in un’intervista, avevo già posto ad un
suo “fedele assessore”, Girolamo
Delfino: dalla sua visuale chi è stato
il più “costruttivo” sindaco di Albenga,
in quanto a risultati per la città.
R) Pur con tutte
le problematiche conseguenti e che
conosciamo, al di là dell’ideologia che
mi separa, non ho dubbi su Angioletto
Viveri.
In tempi diversi direi Romagnoli. Invece
Viveri visse un grande momento di
sviluppo cittadino, di concretezza
apprezzata anche da chi aveva altre idee
e matrici politiche diverse. Purtroppo
il suo errore, almeno dalla mia modesta
riflessione, fu di circondarsi di alcune
persone che possono avergli nuociuto.
D) E lei che è stato
sindaco di Albenga, dal 2001 e con
un’interruzione da dimissioni forzate,
come si può descrivere la concretezza, i
risultati?
R) Voglio essere
franco e senza false modestie. Mi
sentivo preparato nell’incarico
provenendo da un’esperienza manageriale
nell’azienda di famiglia. Ho dimostrato
purtroppo un’eccessiva ingenuità
politica. Ma penso che sul piatto della
bilancia, gli aspetti positivi abbiano
superato gli obiettivi mancati e non
solo per causa mia.
Del resto mi dedicavo
al Comune da mattino a sera. Posso
elencare i lavori pubblici. Ad iniziare
dal nuovo ospedale, agli argini del
Centa messi in sicurezza, a nuove
strade, alla soluzione definitiva della
sorte di Palazzo Oddo, abbandonato da
decenni all’incuria. E il recupero,
valorizzazione del centro storico.
D) Quando fu
costretto alle dimissioni da sindaco e
conseguente spaccatura della
maggioranza, più di un collega savonese
anche vicino al centro-destra,
confidava: è una “lotta tra fratelli
massoni”. Le due logge ingaune di
Palazzo Giustiniani.
R) Le rispondo sul
piano umano. Gli amici veri non mi hanno
tradito. Vorrei aggiungere che le
persone che mi avevano voluto candidare
pensavano di trovarsi con un soggetto
più manovrabile. Ed ho messo subito le
carte in tavola. Ci sono i
documenti che possono testimoniare. Chi
merita e chi non merita devono fare
strade diverse. Forse non sono sempre
stato abbastanza determinato? La mia
verità è che quando su un argomento, una
decisione, una scelta non avevo le idee
chiare e non mi sentivo preparato,
sicuro, accettavo la discussione, a
volte magari senza ricavarne un
risultato. Posso aver sbagliato e non ho
difficoltà ad ammetterlo.
|
D) E’ tornato
sulla scena pubblica, prima il ritorno
alla politica attiva, ora nella
amministrazione pubblica (tra i
beniamini, ma sarà cosi?, della giunta
provinciale di Vaccarezza) Gianfranco
Sasso. Ci sono le pagine di cronaca di
un non lontano passato. Non è un
pregiudicato, diciamolo a scanso di
equivoci.
R) A questa
domanda e su questo tema preferisco non
parlare. Non mi sembra opportuno per una
serie di ragioni. Ci fu un periodo in
cui papà….con problemi e situazioni
imbarazzanti….Forse sono prevenuto. Lo
ammetto. Su certi aspetti della vita
pubblica non ho mai esitato a respingere
certe proposte – e non parlo ora di
Sasso – e per questo qualche nemico,
anche dalle mie parti, posso avermelo
fatto. Lo dico soltanto per chiarezza,
non mi interessano le polemiche, il
passato. Guardo al futuro, pur facendo
tesoro dell’esperienza |
D) Lei fa parte della
Confindustria della provincia di Savona.
Tutto bene?
R) Immeritatamente mi
hanno chiamato nel collegio dei
Probiviri.
D) A proposito di
presidenze e di Provincia, a chi
possiamo attribuire, in base alle sue
conoscenze, la palma di “migliore
presidente della provincia”?
R) Iniziamo dagli
ultimi periodi. In genere ho mantenuto
più rapporti con gli uffici che con i
vertici politici. Comunque con
l’avvocato Garassini c’era una
soddisfacente intesa. Pure sul piano
dell’amicizia. In complesso non ho mai
trovato porte chiuse. Se andiamo,
invece, al passato. Non ho incertezze.
C’è stato un ottimo rapporto con
Gianfranco Sangalli che personalmente
continuo a portarlo su un palmo di mano.
Era sempre a disposizione di tutti.
Ricordo anche il presidente Moracchioli,
un operativo, si dava da fare, mirando
ai risultati.
D) Avrà anche lei
sentito tirare in ballo i cosiddetti
“poteri forti” che in questa provincia
avrebbero il “ruolo” di controllori
della “cupola” (niente di mafioso) che
comanda, decide. Se n’è parlato sia da
destra, sia da sinistra, sia dal centro.
Ed il suo “autorevole” parere?
R) Possono essere
identificati nelle forze industriali.
Nel sistema bancario. Ci saranno persone
che per il peso ed il ruolo contano di
più, da qui a parlare di “poteri forti”
in senso dispregiativo ci andrei davvero
cauto. C’è, invece, un aspetto, uno
spaccato savonese di cui nessuno
ufficialmente parla. E’ la realtà
politica che si affida alla “maggioranza
silenziosa”. Opera nella riservatezza
che era comune, fino a qualche anno fa,
a tanti ottimi imprenditori di casa
nostra. Lavorare nel silenzio, lontano
dai riflettori, da non confondere con
omertà. Basta una stretta di mano per
avere la loro fiducia. E poi esiste
un’altra forza non meno importante su
cui riflettere: è il “partito
dell’astensione dal voto”.
Come si fa a non tenerne conto.
D) Il problema
sicurezza, di cui spesso si parla e
straparla, a livello locale.
R) La sicurezza si
crea giorno dopo giorno, mettendo prima
di tutto al bando le
strumentalizzazioni. C’è chi ritiene di
cavalcare il problema per tornaconti
elettorali.
D) Siamo al “tema
immigrati”, Albenga ha conosciuto in
anteprima l’immigrazione meridionale.
Chi ricorda le problematiche
dovrebbe…Oggi sono altre persone, di
altra provenienza.
R) Io sono tra quelli
che ritiene siano una risorsa, non ne
possiamo fare a meno. Ovviamente massimo
rigore, ma anche buon senso. Accadeva
con gli italiani del Sud, si trovavano
ad Albenga e delinquevano. Cerchiamo di
usare lo stesso metro. Penso al fatto
che senza immigrati entrerebbe in crisi,
parlo anche di questa zona, l’edilizia,
l’agricoltura e la stessa sanità,
l’assistenza agli anziani. Bisognerebbe
impegnarsi di più sul fronte
dell’inserimento, capire meglio bisogni
ed esigenze. Non fingere di non vedere.
I nostri migliori cottimisti sono loro,
ad esempio.
D) A proposito di
edilizia. Lei era favorevole alle 4
torri a ridosso del centro storico,
operazione naufragata soprattutto grazie
al megafono dell’albenganese più noto in
Italia, Antonio Ricci, papà di Striscia
la notizia?
R) Io rifletterei
sull’accaduto. C’è stata una
enfatizzazione esagerata ed esasperata.
Avrei preferito sedermi ad un tavolo e
discutere su un minore impatto
ambientale. Non mi scandalizzavano
quelle richieste di sfruttamento dei
volumi. Avrei scelto un confronto,
coinvolgendo la cittadinanza e le
categorie. Un’informazione a 360 gradi.
Anche se, devo ammettere, personalmente
non ho visto, né approfondito il
progetto.
D) Lasciava perplessi
il ruolo dell’imprenditore-big Andrea
Nucera, i suoi rapporti con Arte, ente
pubblico…la presidenza.
R) L’architetto
Nucera lo reputo persona capace, che
merita rispetto, considerazione. Anche
se preferisco dare un giudizio da
imprenditore quale sono, piuttosto che
nella veste di sindaco. Devo ammetterlo,
l’operazione di Vadino, ex oleificio
dove si trovava una bomba ecologica, mi
ha amareggiato parecchio. E’ stata una
ferita. Penso all’impegno di Nucera di
realizzare un albergo. Sul mare. Nulla
di fatto.
D)
Eppure
l’informazione
locale,
i media,
sul
fronte
“business
edilizio”,
non
sembrano
molto
impegnati
ad
approfondire.
Il “caso
albergo
Vadino”
lo
documenta.
Ce ne
sono
molti
altri.
Come
giudica,
dal suo
osservatorio,
i media
della
nostra
zona?
R) Per
quanto
riguarda
il mio
periodo
di
sindaco
devo
ammettere
che
l’informazione,
forse
per
colpa
mia, non
fu molto
esauriente.
Del
resto
sono
ancora
editore
di
“Gente
di
Riviera”,
è
operativa
la
società,
ma ho
sospeso
le
pubblicazioni.
Chi ci
scriveva
aveva la
totale
libertà
giornalistica,
pure
contro
di me.
Ho
scelto
di
“congelare”
la
pubblicazione
perché
alla
fine si
preferiva
il
gossip
all’accrescimento
del
bagaglio
“culturale-informativo”
dei
lettori.
Posso
aggiungere
che
quando
alla
sera
vado a
letto,
mi
addormento
davvero,
non
soffro
di
insonnia.
Sono
stato
chiaro?
|
D)
Riesce a
spiegare
perché,
nonostante
la
catena
di
annunci
sull’apertura
di nuovi
alberghi,
grazie
ai
nostri
giornali
locali,
non solo
non se
ne
vedono
di
nuovi,
ma
continuano
a
chiudere…E
gli
imprenditori
locali
stanno
lontani.
Le
catene
nazionali
ed
internazionali
addirittura
alla
larga. E
quando
hanno
provono
(Grand
Hotel
Mediterraneè
di
Alassio),
si è
arrivati
al
crack,
alla
fuga.
R) A mio
avviso
bisognerebbe
partire
da
un’analisi,
un
quadro
chiaro,
senza
equivoci.
Un’analisi
del
territorio
e ciò
che è in
grado di
esprimere
in
termini
di
competitività,
produttività
e
tornaconto
economico.
C’è
Alassio,
sicuro
punto di
riferimento.
Come
facciamo
a
pensare
che
possa
crearsi
un
turismo
alberghiero
con
soggiorni
di una
settimana
ad
Albenga?
Semmai
l’unica
prospettiva
la vedo
in un
piano
comprensoriale,
nell’indotto,
nel
sistema,
come è
del
resto
avvenuto
per i
cugini
francesi.
Bisogna
dare la
priorità
a
pacchetti
di
offerta
di
soggiorno.
Su
queste
basi
forse
una
Camera
di
Commercio
che si
muove
con
maggiore
agilità,
senza
lacci e
laccioli,
potrebbe
rappresentare
la vera
svolta.
Sono
d’accordo,
basta
illusioni
ed
illusionisti
di
turno.
D) Dopo
la crisi
del
turismo,
sta
avanzando
inesorabile
quella
dell’agricoltura,
cioè
produzione,
lavoro.
Mentre
si
litiga o
si
chiacchiera
di
grandi
sistemi,
i
terreni
coltivati
diminuiscono
ad un
ritmo
impressionante.
In
questo
caso sta
prevalendo,
al di là
dei
mugugni,
la
politica
degli
annunci
e dei
palliativi.
Da qui i
risultati
da
Caporetto.
R) Lo
ammetto
su
questo
fronte
ho
carenze
informative
e di
bagaglio
di
conoscenza.
Resto
dell’avviso
che i
prodotti
di
nicchia
possano
essere
una
forza
trainante.
Aggiungo
che nel
settore
ho
sempre
trovato
difficoltà
di
dialogo,
eccessiva
paura
nel
fattore
rischio.
Stiamo
perdendo
continuamente
quote,
Penso
alle
violette
di
Villanova…
D)
Albenga
era la
capitale
dei
campeggi
in
provincia
di
Savona.
Cosa è
successo?
R) Avrei
molto da
dire sul
tema.
Bisognerebbe
dedicare
un
capitolo
a parte.
D) E la
ferrovia
a monte.
A parte
i
biblici
tempi.
Non si
rischia
di
infliggere
un altro
colpo
alla
traballante
industria
agricola?
R) Su
questo
aspetto
non ho
dubbi.
Deve
prevalere
l’interesse
dello
Stato,
della
collettività,
anche se
so di
attirarmi
i
fulmini
e le
ire di
qualche
concittadino.
Ritengo
che
siano
stati
attuati
tutti
gli
accorgimenti
possibili
nell’ambito
della
progettazione.
Tappiamoci
pure il
naso
sui
ritardi
e su
possibili
speculazioni
di aree,
ma resta
l’esigenza
primaria
di nuovi
collegamenti
rapidi
per non
restare
esclusi,
emarginati.
E’ poi
non fare
disinformazione
quando
si
sostiene
che
l’agricoltura,
con i
binari a
monte,
viene
penalizzata.
C’è un
punto di
equilibrio
e voglio
riferirmi
a quanto
a quanto
ho letto
su
Trucioli
a
proposito
dell’azienda
agraria
Anfossi
di
Bastia.
D)
Rinnovamento
della
politica,
non a
parole.
L’alternanza
con i
giovani.
Albenga
ha le
carte in
regola?
R) Ai
giovani
non si è
dato
spazio
abbastanza,
ma credo
che
proprio
Albenga
abbia
iniziato
a dare
buoni
risultati.
Ci sono
gruppi
che si
sono
associati.
Hanno
dato
vita ad
iniziative
ammirevoli.
Meritano
di
essere
sostenuti
ed
appoggiati.
Posso
aggiungere
che il
centro
destra a
livello
locale è
molto
più
avanti
del
centro
sinistra!
D) Sul
fronte
delle
frazioni.
Albenga
è la
città
delle
frazioni.
R) E’
vero, è
un
patrimonio
da
valorizzare
senza
tentennamenti
e tempi
lunghi.
Salea è
certamente
più
avanti.
Troppo
ferma
San
Fedele.
Seppure
si
tratti
di
realtà
diverse.
Leca
meriterebbe
sicuramente
di più.
Bastia
non può
più
rinviare
una
deviazione
stradale
al suo
interno.
E’
un’assurdità,
con i
camion
sotto le
finestre
e in
strettoie.
D) A
proposito
di tempi
biblici
della
nostra
classe
politica,
del non
decisionismo
nelle
opere
pubbliche.
Cosa
pensa
della
Albenga-Garessio,
ogni
tanto
tornano
d’attualità.
Accade
da
decenni
e
Trucioli
ne
ricostruirà
alcune
tappe
significative
come ha
fatto
per
l’aeroporto
di
Villanova.
R) Io ci
credo e
liberare
l’Autofiori
verso
monte è
una
necessità.
Darei
comunque
la
priorità
alla
Predosa,
c’è la
realtà
Garessio-Ceva.
Urge
pure
incentivare,
senza
indugi,
il
trasporto
su
rotaia.
D) Il ruolo delle banche. Hanno sempre privilegiato la speculazione del mattone che rende e limita i rischi, a discapito del futuro delle prossime generazioni e della qualità della vita delle nostre città.
R) Hanno avuto sicuramente un ruolo importante. Io sono un imprenditore prima di tutto. Certo, oggi non esiste più il tradizionale direttore di banca di una volta. E forse questo può avere conseguenze…
D) Perché nelle scelte della politica, iniziando proprio a livello locale, provinciale, regionale, non si parte quasi mai dal “curriculum” personale?
R) Sono d’accordo vorrei prima conoscere i risultati che hanno conseguito nel lavoro e nella professione. Poi….
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D) Una classe di amministratori che non si rende conto neppure delle “piccole cose”. Trucioli da tempo sta denunciando il degrado persino delle aiuole sui lungomare. Altro che “Riviera dei Fiori”! E tutto succede nell’indifferenza della maggioranza dei cittadini. L’assuefazione. A qualcuno capiterà di visitare e fare dei confronti con altri paesi come Svizzera, Austria, Germania, Olanda…
R) E’ vero, siamo arrivati all’assuefazione. Quando ero sindaco giravo al mattino presto per Albenga; volevo rendermi conto. Annotavo. Convocavo i cantonieri. E’ una sensibilizzazione complessiva che sta venendo meno. Penso alla scuola: l’educazione civica dove è finita come materia di insegnamento? Devo ammettere che ho fatto esperienze da dimenticare. Forse sono stato il primo sindaco a licenziare in blocco cinque dipendenti. E dopo averli avvertiti più volte. Dopo pochi mesi sono stati riammessi al lavoro.
D) Lo sfruttamento turistico dell’Isola Gallinara, occasione perduta ai danni dall’intera collettività. Soliti annunci, a centinaia, solite illusioni. Tutto fermo.
R) Troppe limitazioni all’iniziativa privata. E la paralisi continua. Ci vedrei un relais chateaux, accesso al porto, parco sottomarino, la valorizzazione dei resti della nave romana. Si può far convivere queste realtà straordinarie, senza penalizzare come avviene per ottusità e demagogia, il privato che investe. Non ha nessun interesse a deturpare. E un ente pubblico non è in grado di esprimere certe potenzialità. Lasciamo pure le volumetrie, ma si volti subito pagina: dal Comune, alla Provincia, alla Regione. In fretta.
D) Il Depuratore…il tempo passa… si continua a litigare…la tanto ammirata Germania, quei turisti che hanno fatto la nostra fortuna…in quel Paese non esiste neppure la più sperduta frazione che non sia allacciata al depuratore. Non parliamo di città. La raccolta differenziata è “totale”. E allora, colpa della classe operaia? Dei pensionati? Delle massaie? Dei soliti comunisti?
R) Albenga ha perso preziose occasioni. Ci sono documenti che parlano. Lo dico forte. Ho osteggiato il depuratore a San Giorgio che voleva far costruire Viveri. Vedevo l’utilità di un innesto nel nuovo porticciolo, come del resto accade spesso sulla vicina Costa Azzurra. Visto l’esigenza dei tempi, l’allaccio a Borghetto resta validissimo. Poi si è parlato del depuratore di Villanova. Non sono documentato sui costi-benefici, anche se l’utilizzo delle acque reflue per l’agricoltura non va sottovalutato.
D) E le discariche, i termovalorizzatori. Per fortuna che la stampa straniera non si scandalizza più dei nostri ritardi. Ma qui siamo pure in zona turistica…
R) Sono favorevole al termovalorizzatore. Troppe guerre. Tutti contro tutti. Con quale beneficio? Io ho dato un’indicazione. Perché non si prende in esame la possibilità dello smaltimento nella centrale Enel di Vado Ligure. Ovviamente con tutti gli esami tecnici necessari. Senza dibattere tra inesperti. Il biomasse mi trova tra i sostenitori. Ad Albenga dobbiamo ragionare sul termovalorizzatore. E deve essere lo Stato ad intervenire, come è accaduto a Napoli.
D) C’è un professionista-politico, Roberto Schneck, architetto, che a suo tempo indicavano come l’artefice della sua “caduta” da sindaco e la “guerra sotterranea sarebbe tuttora in piena attività”.
R) Non ci sono molte parole da spendere. Non l’avevo inserito in giunta. E nell’Eco Albenga ha dato qualche delusione di troppo.
D) Lei viene indicato sulle cronache quotidiane tra i grandi mattatori delle future alleanze per il governo di Albenga.
R) Mai intervenuto. Leggo anch’io e mi diverto. Ho un ottimo rapporto con l’avvocato sindaco Tabbò. Costruttivo direi. In Comune ho sempre trovato porte aperte. Se riparliamo di Sasso direi che “sono prevenuto”. Invece vorrei spendere un giudizio molto positivo sul ruolo avuto e ricoperto nell’interesse esclusivo del Comune e della collettività dall’avvocato Andrea Saccone. Un punto di riferimento anche a salvaguardia degli amministratori. Tutti i suoi documenti licenziati erano “blindati”.
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D) Quale futuro vede nelle alleanze per il Comune. Sarà possibile una vera svolta morale, etica, di premio verso gli onesti, capaci, competenti? Anche per invertire l’astensionismo e il disinteresse crescente dei cittadini?
R) Vedrei, mi batto perché ad Albenga la politica si affidi a soluzioni e scelte indipendenti. Una coagulazione di forze sane a destra e a sinistra. Mi pare che l’esempio offerto a Pietra Ligure possa farci scuola. Non amo il teatrino delle politica. Una lista a cui darò il mio appoggio e sostegno, su questa strada, è in preparazione.
D) Risolverà quel suo vecchio progetto, naufragato e lanciato a suo tempo sui giornali, dell’Università?
R) Ha ragione, quel progetto mancato mi diede un grosso dispiacere. L’attuale amministrazione l’ha cancellato. Come è mancata l’acquisizione dell’immobile di via Cavour (Asl). Per Palazzo Oddo, la biblioteca ed il museo. Il mio sogno nel cassetto era una piccola Perugia ad Albenga, una piccola Aquila. E’ rimasto pure bloccato il recupero di piazza Corridoni, con un nuovo plesso che vedeva nell’amico e stimato Roveraro un punto di riferimento. E ancora il San Domenico museale (nave romana), Il polo di San Giorgio, con l’interramento completo della parte cimiteriale.
D) Per chi tiferà tra Burlando e Biasotti…
R) Biasotti credo abbia più chance e gli auguro di diventare futuro presidente. Nello schieramento di Burlando ho stimato ed esprimo solidarietà all’assessore Ruggeri. Si è dedicato al territorio in modo encomiabile.
D) Chiudiamo con Mauro Zunino famiglia, più sfera privata. O preferisce…
R) Sono un libro aperto, un liberale. Abituato in collegio, sveglia alle 6,30. Leggo i giornali, Poi sui cantieri. Quindi in ufficio all’aeroporto. Mia moglie di Pietra Ligure (Orso) aveva un’impresa da poco tempo sciolta. Mi figlia ha seguito un’altra strada, fa la farmacista. Sono felice per i due splendidi nipoti. Spero che un giorno mantengano i cromosomi dei Zunino, ci sono ancora tante cose da fare per questa città. Vorrei concludere con mamma Esperia, 82 anni. Origini di Milano, lei è presidente delle Edilzet, ora Srl, che amministra il patrimonio di famiglia. Con mio fratello c’è un ottimo rapporto. Tutti e tre ci sediamo attorno al tavolo. Discutiamo a volte con idee diverse, la mamma ha l’ultima parola e ci mette d’accordo. E’ l’ago della bilancia. Ci mancherà tantissimo, un giorno.
E grazie a Trucioli, è stata per me un’inattesa sorpresa.
Luciano Corrado
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