A tutto campo l’ex sindaco-imprenditore
50 domande “riservate” a Mauro Zunino
Mauro Zunino |
MAURO ZUNINO,
nato ad Albenga il 24-1-1951, dove risiede.
Diploma di geometra. E' stato sindaco (in quota
Forza Italia) dal 2001 al novembre 2004. Ha
frequentato il Don Bosco e tra i compagni di
classe più noti Pierluigi Noberasco e Verano
Ascheri. Ha esordito a fianco del padre nel 1972
nell'impresa fondata dal nonno Giuseppe Zunino
(edilizia e fornace), proseguita col padre
Giovanni Dario, il cui fratello Iseo Zunino ha
portato avanti l'attività della Fornace di
Cenesi (120 dipendenti) specializzata nei
laterizi, precompressi e ferro. L'impresa edile
Zunino poteva annoverare fino a 30 dipendenti.
Ad Albenga, tra gli altri, ha realizzato Palazzo
S. Francesco, Palazzo Maria Teresa. Nei primi
anni dell'attività i Zunino realizzarono
importanti interventi edilizi a Torre del Mare.
Dal 2001 l'impresa Zunino (trasformata da Spa in
srl) ha abbandonato i grossi interventi edilizi
e si occupa soprattutto di manutenzione del
cospicuo patrimonio immobiliare di famiglia.
Sono considerati tra i primi o forse i maggiori
possidenti del comprensorio ingauno,
seguiti dalla famiglia Craviotto che tuttavia ha
interessi e proprietà più vaste. Mauro Zunino
nel 1985, oltre ad essere stato amministratore
della società dell'aeroporto di Villanova, ha
creato Eliliguria, successivamente ceduta in
quanto aveva assunto dimensioni di un certo
rilievo. Prima ancora dal 1980 ha presieduto
l'Aeroclub di Savona, carica che ha lasciato lo
scorso anno. Nel 2000 la Eliliguria ha
chiuso i battenti. L'ingegner Giovanni Zunino è
mancato nel 1992 lasciando ai figli Mauro e
Franco Maria (avvocato e presidente Sar) e alla
vedova Esperia De Agostini diverse società, tra
esse Zunino ing. G. Dario Sas. Oggi la società
capogruppo dei due fratelli e della mamma è da
Edilzet Srl, inizialmente Spa. Mauro
Zunino è sposato con una discendente della
famiglia Orso di Pietra Ligure. Ha una figlia,
farmacista e due nipoti. |
Albenga – Il papà, l’ingegner Giovanni Zunino, era salito alla ribalta della cronaca politico-amministrativa nazionale per aver dato vita alla prima giunta (in Italia) tra liberali e comunisti. Sindaco, Angioletto Viveri e vice l’imprenditore Zunino. Con i socialisti ingauni all’opposizione dopo 27 anni. Se ne occupò perfino una popolare trasmissione di Rai Uno, Tribuna politica che andava in onda, seguitissima, in prima serata. Si accennò proprio al “caso Albenga” che imbarazzava le segreterie nazionali dei partiti. Alcuni quotidiani dedicarono una pagina, con diverse interpretazioni. “La strana giunta di Albenga”, titolava un’inchiesta de Il Lavoro, a firma dell’inviata speciale, Wanda Valli. Era fine maggio del 1986. Sono trascorsi 24 anni, è difficile credere che le ultime generazioni di albenganesi siano a conoscenza di quelle vicende. E possiamo essere certi. Non sono molti coloro che conoscono a fondo l’erede politico, Mauro Zunino, già sindaco di centro destra, senza troppo fortuna. Trucioli l’ha intervistato, senza preavviso, senza domande scritte. Una “visita a sorpresa” nell’ufficio dell’aeroclub di Villanova dove Zunino junior ha trascorso probabilmente più ore che a casa sua. Un “signore benestante”, dai toni e dai modi gentili, educati, pacioso, rispettoso verso chi non l’ha mai portato sugli “altari”.
D) E’ vero che nel
periodo in cui ha ricoperto il ruolo di sindaco
di Albenga ha rinunciato all’indennità? R) Perché parlarne, non si è mai saputo per mio espresso desiderio. In effetti la mia segretaria aveva l’ordine di destinare la somma ai servizi sociali del Comune.
D) Lei è un cattolico
praticante? R) Sono cattolico, non praticante. Ho sempre avuto buoni rapporti con la Curia ingauna. Ma mia moglie, si suole dire, è “donna di chiesa”.
D) Una domanda che, in
un’intervista, avevo già posto ad un suo “fedele
assessore”, Gerolamo Delfino: dalla sua visuale
chi è stato il più “costruttivo” sindaco di
Albenga, in quanto a risultati per la città. R) Pur con tutte le problematiche conseguenti e che conosciamo, al di là dell’ideologia che mi separa, non ho dubbi su Angioletto Viveri. In tempi diversi direi Romagnoli. Invece Viveri visse un grande momento di sviluppo cittadino, di concretezza apprezzata anche da chi aveva altre idee e matrici politiche diverse. Purtroppo il suo errore, almeno dalla mia modesta riflessione, fu di circondarsi di alcune persone che possono avergli nuociuto.
D) E lei che è stato sindaco
di Albenga, dal 2001 e con un’interruzione da
dimissioni forzate, come si può descrivere la
concretezza, i risultati? R) Voglio essere franco e senza false modestie. Mi sentivo preparato nell’incarico provenendo da un’esperienza manageriale nell’azienda di famiglia. Ho dimostrato purtroppo un’eccessiva ingenuità politica. Ma penso che sul piatto della bilancia, gli aspetti positivi abbiano superato gli obiettivi mancati e non solo per causa mia. Del resto mi dedicavo al Comune da mattino a sera. Posso elencare i lavori pubblici. Ad iniziare dal nuovo ospedale, agli argini del Centa messi in sicurezza, a nuove strade, alla soluzione definitiva della sorte di Palazzo Oddo, abbandonato da decenni all’incuria. E il recupero, valorizzazione del centro storico.
D) Quando fu costretto alle
dimissioni da sindaco e conseguente spaccatura
della maggioranza, più di un collega savonese
anche vicino al centro-destra, confidava: è una
“lotta tra fratelli massoni”. Le due logge
ingaune di Palazzo Giustiniani. R) Le rispondo sul piano umano. Gli amici veri non mi hanno tradito. Vorrei aggiungere che le persone che mi avevano voluto candidare pensavano di trovarsi con un soggetto più manovrabile. Ed ho messo subito le carte in tavola. Ci sono i documenti che possono testimoniare. Chi merita e chi non merita devono fare strade diverse. Forse non sono sempre stato abbastanza determinato? La mia verità è che quando su un argomento, una decisione, una scelta non avevo le idee chiare e non mi sentivo preparato, sicuro, accettavo la discussione, a volte magari senza ricavarne un risultato. Posso aver sbagliato e non ho difficoltà ad ammetterlo.
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Mauro Zunino nella sede dell'Aeroclub di cui è stato Presidente |
D)
E’ tornato sulla scena pubblica, prima il
ritorno alla politica attiva, ora nella
amministrazione pubblica (tra i beniamini, ma
sarà cosi?, della giunta provinciale di
Vaccarezza) Gianfranco Sasso. Ci sono le pagine
di cronaca di un non lontano passato. Non è un
pregiudicato, diciamolo a scanso di equivoci.
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D) Lei fa parte della
Confindustria della provincia di Savona. Tutto
bene? R) Immeritatamente mi hanno chiamato nel collegio dei Probiviri.
D) A proposito di presidenze
e di Provincia, a chi possiamo attribuire, in
base alle sue conoscenze, la palma di “migliore
presidente della provincia”? R) Iniziamo dagli ultimi periodi. In genere ho mantenuto più rapporti con gli uffici che con i vertici politici. Comunque con l’avvocato Garassini c’era una soddisfacente intesa. Pure sul piano dell’amicizia. In complesso non ho mai trovato porte chiuse. Se andiamo, invece, al passato. Non ho incertezze. C’è stato un ottimo rapporto con Gianfranco Sangalli che personalmente continuo a portarlo su un palmo di mano. Era sempre a disposizione di tutti. Ricordo anche il presidente Moracchioli, un operativo, si dava da fare, mirando ai risultati.
D) Avrà anche lei sentito tirare in ballo i cosiddetti “poteri forti” che in questa provincia avrebbero il “ruolo” di controllori della “cupola” (niente di mafioso) che comanda, decide. Se n’è parlato sia da destra, sia da sinistra, sia dal centro. Ed il suo “autorevole” parere? R) Possono essere identificati nelle forze industriali. Nel sistema bancario. Ci saranno persone che per il peso ed il ruolo contano di più, da qui a parlare di “poteri forti” in senso dispregiativo ci andrei davvero cauto. C’è, invece, un aspetto, uno spaccato savonese di cui nessuno ufficialmente parla. E’ la realtà politica che si affida alla “maggioranza silenziosa”. Opera nella riservatezza che era comune, fino a qualche anno fa, a tanti ottimi imprenditori di casa nostra. Lavorare nel silenzio, lontano dai riflettori, da non confondere con omertà. Basta una stretta di mano per avere la loro fiducia. E poi esiste un’altra forza non meno importante su cui riflettere: è il “partito dell’astensione dal voto”. Come si fa a non tenerne conto.
D) Il problema sicurezza, di
cui spesso si parla e straparla, a livello
locale. R) La sicurezza si crea giorno dopo giorno, mettendo prima di tutto al bando le strumentalizzazioni. C’è chi ritiene di cavalcare il problema per tornaconti elettorali.
D)
Siamo al “tema immigrati”, Albenga ha conosciuto
in anteprima l’immigrazione meridionale.
Chi ricorda le problematiche dovrebbe…Oggi sono
altre persone, di altra provenienza. R) Io sono tra quelli che ritiene siano una risorsa, non ne possiamo fare a meno. Ovviamente massimo rigore, ma anche buon senso. Accadeva con gli italiani del Sud, si trovavano ad Albenga e delinquevano. Cerchiamo di usare lo stesso metro. Penso al fatto che senza immigrati entrerebbe in crisi, parlo anche di questa zona, l’edilizia, l’agricoltura e la stessa sanità, l’assistenza agli anziani. Bisognerebbe impegnarsi di più sul fronte dell’inserimento, capire meglio bisogni ed esigenze. Non fingere di non vedere. I nostri migliori cottimisti sono loro, ad esempio.
D) A proposito di edilizia.
Lei era favorevole alle 4 torri a ridosso del
centro storico, operazione naufragata
soprattutto grazie al megafono dell’albenganese
più noto in Italia, Antonio Ricci, papà di
Striscia la notizia? R) Io rifletterei sull’accaduto. C’è stata una enfatizzazione esagerata ed esasperata. Avrei preferito sedermi ad un tavolo e discutere su un minore impatto ambientale. Non mi scandalizzavano quelle richieste di sfruttamento dei volumi. Avrei scelto un confronto, coinvolgendo la cittadinanza e le categorie. Un’informazione a 360 gradi. Anche se, devo ammettere, personalmente non ho visto, né approfondito il progetto.
D) Lasciava
perplessi il
ruolo
dell’imprenditore-big
Andrea Nucera, i
suoi rapporti
con Arte, ente
pubblico…la
presidenza. R) L’architetto Nucera lo reputo persona capace, che merita rispetto, considerazione. Anche se preferisco dare un giudizio da imprenditore quale sono, piuttosto che nella veste di sindaco. Devo ammetterlo, l’operazione di Vadino, ex oleificio dove si trovava una bomba ecologica, mi ha amareggiato parecchio. E’ stata una ferita. Penso all’impegno di Nucera di realizzare un albergo. Sul mare. Nulla di fatto.
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