TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

 

Il ricordo della frugale cena: pane, acciughe e torta con Renzo Aiolfi e Marco Sabatelli

<Il nostro vescovo Vivaldo, il solo prelato

che poteva recarsi nella Russia di Stalin>

Un “pastore” che amava Noli. Stava scrivendo un libro. E… quella notte a Massa Marittima. Al bar col sindaco del Pci e io Dc. Era amico di Bachelet, ucciso dalla Br, e dell’allora assistente Rosy  Bindi, ora presidente del Pd

 

                                                                         di Carlo Gambetta

 

 

Noli - Ho cominciato a conoscere il sacerdote Lorenzo Vivaldo quando, prima bambino, poi ragazzo, andavo con gioia a fare il chierichetto. Ricordo, da bambino, la mia invidia verso i più adulti, perché mi permettevano solo la presenza e non servire gli Officianti. Eravamo in tanti. In seguito mi ero invaghito delle campane. Durante le feste, da ragazzo, molto spesso con il coetaneo M.R,andavamo sul campanile a “suonare a festa”.

Ma soprattutto ricordo la mia passione a “sbatacchiare la Pastorella” la nenia del periodo natalizio. Passione che è proseguita da giovanotto ed adulto, sino a quando l’impianto è stato sostituito con l’attuale sistema automatizzato. Tra l’altro non ho mai dimenticato una notte di Natale, stellata, di luna piena, forte vento di tramontana. Avrò avuto non più di dodici anni, Avevo la febbre. I miei genitori mi lasciarono solo in letto per andare alla Messa di mezzanotte con mio fratello. Suonano le campane, ma non si sente  la “Pastorella”.

Da incosciente, ma deciso, ricordo di essermi vestito pesantemente ed imbacuccato  per andare sul campanile, da solo, per sbatacchiare, si, per sbatacchiare la MIA Pastorella. Ho ancora impresso oggi il panorama notturno del mare che, illuminato dalla luna, brillava d’argento a causa delle “pecorelle” alimentate dal vento. Al termine della funzione, i miei hanno “capito” che ero io il “campanaro”. Mia madre, in particolare, era preoccupata. Però,vedendomi scendere in sacrestia ben coperto, non mi redarguì più di tanto. Il bello fu che il giorno seguente la febbre era scomparsa!!! Chiusa parentesi, con tanta nostalgia. E forse non interessa più  a nessuno.

Sempre presente nella festa patronale di S. Eugenio, lo salutavo, come tutti, in sacrestia.

Intanto passano gli anni ed ogni tanto, tra un mio imbarco e l’altro. si ripeteva l’occasionale stretta di mano, sempre in sacrestia, al termine delle funzioni. Finché da Sindaco, eletto nel 1975, la conoscenza da personale è passata ad essere ufficiale. Il Suo interesse (Vivaldo) alla storia di Noli si è mostrato nella sua interezza, trovando in me, per quanto possibile, l’interlocutore istituzionale  locale ed io in Lui l’interlocutore a livello romano oltre che regionale per quanto interessava la Sovrintendenza. Il tutto  nei vari tentativi di ottenere finanziamenti per scavi  e studi nell’ambito di S. Paragorio.

Questa collaborazione, alla ricerca del “bene di Noli” è durata sino al Marzo 1990, con la Sua scomparsa.

Molte altre le occasioni di incontro, tra cui quella della consegna del “Collare dei Capi di Casa” onorificenza del Comune a personaggi “importanti” di Noli. Oggi mi piace ricordarne due.

La prima: anno 1977. Terminati i festeggiamenti ufficiali in occasione dei sessant’anni dall’affondamento della nave trasporta-truppe, il transatlantico inglese ”Transilvania” con la presentazione del libro di Renzo AiolfiL’affondamento del Transilvania”, verso le 22 invito a casa mia Mons. Vivaldo, Aiolfi e l’editore del libro Marco Sabatelli. Chiusi in sala (la famiglia dormiva),con pane, acciughe,qualche fetta di torta e vino del mio, si chiacchera sulla politica savonese in particolare, oltre che di quella nazionale, sino alle tre di notte !!!

La  seconda: in uno dei miei trasferimenti mensili in auto da Noli a Salerno per motivi di lavoro, ci siamo dati appuntamento a Piombino. Doveva celebrare Messa alle 18. Sono arrivato per tempo, per cui ho potuto ascoltare l’ultima spiegazione del Vangelo “secondo Vivaldo”. Il Vangelo, o lo si trasmette spiegandolo con parole semplici ma incisive per far capire a tutti quella che è la “Parola di Dio”, o si rischia (dico io) di “volare tra le nuvole”.

Con Monsignor Vivaldo, anche in questa occasione, durante la Sua predica, sono riuscito ad analizzare il mio modo di essere “peccatore”, a volte  “umiliato”. Mi faceva  riavvicinare, pentito, a Dio. Uscivo dalla Chiesa rasserenato e rassicurato. All’arrivo a Massa Marittima, sede vescovile,la macchina subisce un guasto. Il Vescovo non mostra difficoltà a chiamare a casa il meccanico,visto che sono passate le 20;il meccanico prontamente ritira la macchina, la porta in officina per riconsegnarmela  la mattinata  seguente.

Al termine di una frugale cenetta consumata in ritardo, Monsignor Vivaldo mi invita a fare due passi. Manco a farlo apposta, appena fuori del vescovado, incontriamo il Sindaco della città, il quale c’invita al bar della piazza. Tavolino e birra per tre, parole per due: parole tra lui, Sindaco PCI ed io  Sindaco DC. Praticamente  Monsisgnor Vivaldo non è mai intervenuto nelle nostre valutazioni politiche ed amministrative, molto attento nell’ascoltare le nostre argomentazioni.

Al rientro, dopo le 23, mi fecero piacere  i suoi apprezzamenti nei miei confronti: secondo  Lui ero riuscito a metterlo  in difficoltà sui temi prettamente politici, perché su quelli amministrativi le conclusioni e le critiche al sistema risultavano le stesse. Non dimentichiamo mai che Monsisgnor Vivaldo è stato per lunghi anni l’unico prelato cattolico italiano con accesso annuale  nell’Unione Sovietica  di e dopo  Stalin.

Il mattino dopo, Messa mattutina nella Sua Cappella con me presente. Consumata una leggera colazione, mi ha portato nella sua stanza adibita a biblioteca per mostrarmi i suoi studi su Noli.

La sua opera, la sua storia di Noli che non ha mai voluto licenziare perché  convinto   che tutto ciò che si conosceva su Noli  mancava delle origini più antiche, ha avuto riscontro positivo in questi ultimissimi anni di scavi e scoperte archeologiche. Non ci consideri degli “Attila, perdoni dall’alto il nostro modo libertino di condurre gli “affari”.

Al termine del pranzo siamo saliti in macchina verso il Sud. L’ho lasciato alla stazione ferroviaria di Civitavecchia, da dove avrebbe proseguito per  Roma. Il giorno dopo avrebbe officiato la funzione religiosa commemorativa del Prof. Bachelet. Mi parlò della profonda amicizia maturata nell’ambito dell’Associazione Cattolica; tra l’altro mi parlò dell’On. Bindi, a sua tempo assistente  universitaria del Professore. La persona tra le cui braccia il Professore morì colpito a tradimento dalle  Brigate Rosse.

L’ho sentito l’ultima volta per telefono la sera prima della sua morte. L’ho chiamato dal Comune per comunicargli gli ultimi “maneggi” politici della DC locale. L’ho sentito stanco e amareggiato, perché  viveva sempre più con angoscia i suoi “problemini” con le giovani leve ecclesiastiche. Mi diede appuntamento per il giorno seguente, voleva telefonare a “chi di dovere”. Si dice che “di una persona se ne conosce il valore quando questa viene a mancare”.

E’ per questo motivo che, assieme ai miei genitori, da “lassù”, è sempre presente nelle mie preghiere serali. Ciao, come fosse ieri, mio umile Vescovo “BY NIGHT” in preghiera.

Carlo Gambetta