Giornata da incorniciare nella storia del Monte Carmo.
Con cronaca Ansa
Al
rifugio Cai di Pian delle Bosse
La
befana ‘regala’ Valentina, Lorenzo e Dino
Tra i protagonisti, due giovani laureati
toscani, aiutati dall’eremita che coltiva biologico e colleziona attrezzi degli
antichi mestieri. Il menù della
salute…
L'Epifania al rifugio di Pian delle Bosse: da sinistra a destra, l'architetto Angelo De Francesco, il fratello Giobatta, presidente del Comitato provinciale Alta Via dei monti liguri; il sindaco di Pietra, Luigi De Vincenzi; l'"eremita" Dino De Vecchi (Il baffo); i nuovi gestori del rifugio, Lorenzo Provenzani e Valentina Cilio. |
Pietra Ligure – Il ritorno alle “Terre Alte” di Castagnabanca, nell’entroterra loanese e pietrese, è iniziato da pochi giorni, affidando il rilancio del rifugio Cai di Pian delle Bosse (830 slm) ad una giovanissima copia toscana di Figline Valdarno. Lei, Valentina Cilio, 24 anni, laurea breve in tecnologie conservazione restauro dei Beni culturali; lui, Lorenzo Provenzani, 23 anni, diploma all’alberghiero, settore cucina e laurea in scienze motorie.
L’avvenimento è stato “festeggiato” domenica con
la consegna del gagliardetto-simbolo della
Città di Pietra Ligure, dal sindaco
Luigi De
Vincenzi e dal presidente del
Comitato Provinciale Alta Via dei Monti Liguri
della Provincia di Savona,
Giobatta De
Francesco. Ha fatto da “padrino” e
testimone
Dino De
Vecchi, origini venete (Merlara
in provincia di Padova), da 31 anni
unico abitante delle pendici del
Monte Carmo, che con i suoi
1389
metri è la più alta vetta delle montagne
savonesi. E che fino a una trentina d’anni fa
aveva visto, tra i più tenaci montanari, i
coniugi
Amelia Ghilino e
Pietro Capurro.
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Il
rifugio di
Pian delle Bosse, con una quarantina di posti letto, tra le
tappe più suggestive dell’Alta
Via dei Monti Liguri, offre un
panorama vastissimo ed un silenzio da monastero.
Non sarà un caso se i neo gestori non hanno né
televisione, né radio ed hanno scelto di
utilizzare nella loro cucina prodotti coltivati
dall’orto dell’unico abitante-residente, nella
cascina poco più a valle, abitata appunto da
Dino De
Vecchi, il “Baffo”.
L’uomo, una vita quasi da eremita, ha recuperato
negli anni “casa
Lanfranco”, un tempo di ex piemontesi
provenienti da
San Giacomo di Roburent. Dino De Vecchi ha realizzando al suo interno un eccezionale “museo” con centinaia di “testimonianze” di vita contadina e montanara attraverso i secoli. Ora i giovani inquilini del rifugio di Pian delle Bosse vogliono convincere il “baffo” ad abbandonare il suo isolamento e rendere visitabile un vero e proprio tesoro, unico nel Ponente Ligure e a tutti sconosciuto. Giobatta De Francesco, Presidente del Comitato Provinciale Alta Via dei Monti Liguri della Provincia di Savona |
Il suggestivo servizio fotografico di Davide De
Francesco di mercoledi, giorno dell'Epifania, al
rifugio Cai di Pian delle Bosse, in Comune di
Pietra Ligure e nell'entroterra di Loano.
L’INTERVSITA
<Noi giovani sposi senza tivù,
perché abbiamo scelto di vivere quassù>
Dal rifugio di Pian delle Bosse (Pietra Ligure)-
Valentina Cilio,
24 anni, ha uno sguardo
dolcissimo, acqua e sapone. E’ la neo inquilina
del rifugio del Cai di
Pian delle Bosse,
con la sua storia, i suoi meriti, i suoi
indimenticabili benefattori e creatori. Un
tesoro conosciuto, ma sicuramente poco sfruttato
sul fronte della promozione e dell’immagine
della nostra
Riviera sempre
alla ricerca di un rilancio che non si presenta
facile.
Ma questo gioiello della natura, dell’ambiente e
della storia, potrebbe rivelarsi lo strumento
ideale. Mancava, è vero, un punto di riferimento
culinario, per escursionisti, camminatori,
appassionati della montagna. Sono molti e spesso
persone “qualificate”, sensibili al mondo meno
turbato e corrotto dal consumismo.
Ora pare giunto il momento. E mercoledì
l’inaugurazione, diciamo ufficiale, con la
presenza del sindaco di Pietra Ligure,
Luigi De Vincenzi, che ha fatto dono –
come documenta la fotografia – del “gagliardetto
simbolo” della città.
Una trentina di commensali, riuniti col
passaparola dai fratelli
Giobatta e Angelo De Francesco, eredi
del mitico papà “Cencin”
che forse ha trascorso quassù gli anni più belli
della sua vita. Qui si rifugiava, da qui parlava
con i suoi tanti “amici” sparsi per il mondo con
il suo “baracchino” radioricetrasmittente.
Cencin
che, come molti prevedevano, ha lasciato un
vuoto incolmabile. Lui “microfono d’oro”,
l’”uomo del crostolo”, delle manifestazioni più
popolari della città, della presenza senza
distinzioni ad ogni funerale e processione,
non ha fino ad oggi
avuto molta riconoscenza, proprio dalla città
alla quale tanto ha dato, disinteressatamente.
Non è mai stato candidato.
E i fratelli
De Francesco
sanno che l’eredità morale paterna “impone” loro
anche di non dimenticarsi del “rifugio”.
Ed ecco la prima grossa novità di fine
2009-esordio 2010, l’arrivo a
Pian delle Bosse di
Valentina e del marito,
Lorenzo Provenzani, 23 anni.
Lei, famiglia numerosa, ha l’hobby dell’arte,
del disegno, lavora la terra cotta. <Negli ultimi anni – racconta – mi sono avvicinata alla natura. Conoscevo i monti della Liguria, in un’occasione sono stata a Loano alla festa delle Basure. Ho scelto la scommessa del rifugio di Pian delle Bosse, dopo aver letto l’annuncio su internet. Mi ha incuriosito…Era autunno quando l’abbiamo visitato, con i colori che non finiscono di stupire, di incantare, sognare ad occhi chiusi… Loano la trovo tutto sommato carina, molto popolata, con tanta vita ed una parte storica ben valorizzata…Certo, l’inizio per noi è davvero impegnativo…il rifugio ha qualche problema sul fronte dell’attrezzatura di cucina…, piatti, forchette, cucchiai, bicchieri…provvista adeguata di acqua calda, potenza elettrica, ma i giovani hanno il dono di non scoraggiarsi in fretta. …E poi c’è tanta gente buona…mai più immaginavo, ad esempio, di trovare un uomo come “Dino il baffo”. Un cuore davvero d’oro, una figura altruista che si potrebbe pensare di leggere solo in un libro, invece sta spesso al nostro fianco, aiutandoci davvero, a tutte le ore. Una persona eccezionale….Devo dire che con lui al fianco ci sentiamo più sicuri in questa avventura. Più fiduciosi… Un’esperienza non comune, con aspetti esaltanti e tante difficoltà da superare…Ad essere sincera l’unica mancanza che avverto davvero è quella di mia sorella Sara, a lei sono molto legata. Siamo una famiglia semplice, cresciuta con valori ed ideali, molto uniti…è arrivata fin quassù a trovarmi persino la nonna ottantenne…>. Lui, Lorenzo, dovrà risollevare le sorti della cucina. E, mercoledì, è riuscito a stupire i commensali. Piatti ricchi di sapore, di estro, ma senza “nouvelle cuisine”, bensì ingredienti genuini, con prodotti possibilmente biologici. Cose semplici, alla casalinga senza tarocchi, ad iniziare dalla pasta preparata manualmente. Alla polenta, formaggi, salumi. E qualche leccornia sorpresa. Lorenzo-chef non ha solo passione per la “cucina tradizionale” e regionale, ha coltivato l’hobby della palestra, del judo, legge letteratura classica, ha sempre vissuto con la famiglia in campagna. E’ un cultore del bosco, dell’alta montagna estrema, ha percorso da escursionista un tratto dell’Alta Via dei Monti Liguri. Da Ventimiglia a Savona. Sposati da due anni, Valentina e Lorenzo, si sono impegnati in questa straordinaria sfida e attendono clienti ed escursionisti, nonostante il clima, le nevicate purificatrici. Sono raggiungibili anche con posta elettronica info@rifugiopiandellebosse.it. Nella prossima puntata di Trucioli Savonesi scopriremo un personaggio davvero unico nelle nostre vallate. Racconteremo la vita e le storie di vita di Dino De Vecchi, da 31 anni unico cittadino di Castagnabanca. Dopo la morte della moglie anche solitario. Tantissime sono le sue testimonianze, orgogliosissimo del figlio Stefano, 39 anni, che quando può raggiunge la rustica “fattoria” del papà. Lo aiuta. Tra i rari esempi di persone che amano l’entroterra non solo a parole. Come ai tempi dei coniugi Amelia Ghilino e Pietro Capurro dei quali pubblichiamo una rara immagine dell’epoca, presente nel gruppo un’anonima (?) “regina del vino” delle Germania che al suo paese compariva in tivù, in Parlamento per i discorsi ufficiali, ricordata in due libri editi dal ministero dell’agricoltura della Germania Federale, nel 50° e 60° anniversario della proclamazione annuale della Regina del vino: scelte tra le figlie dei titolari delle aziende vinicole che si sono distinte in professionalità, cultura e meritocrazia.
L.Cor.
Siamo agli inizi degli anni '70 al civico 39,
alle pendici del Monte Carmo, una marcia
podistica e una visita d'obbligo ai coniugi
Amelia Ghilino e Pedrin Capurro, al centro della
foto con camicia a quadri, leggermente
sbottonata, la moglie è alla sua sinistra.
Ultimo a destra della foto, con zaino in spalla,
il giovane Giobatta De Francesco, stempiato di
profilo, Sandro Milesi, Con gli occhiali un
turista. Al centro, la "regina del vino della
Germania", con la compianta farmacista (San
Giovanni) di Loano; leggermente stempiato
Eugenio Burlando, la commessa della farmacista
che ringraziamo se qualcuno ci aiuta a metterci
in contatto con lei. In ginocchio il popolare
loanese Luigi Zignego, con un giovane scout di
cui abbiamo perso le tracce. Quindi, in piedi,
un escursionista, forse genovese.
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