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Tre giornalisti savonesi alla ribalta

Cervone, Costante, La Corte

(…Approfittando per modestissime domande all’onorevole Scandroglio)

 


Pier Paolo Cervone

Savona – Le cronache e l’estate 2009 nel mondo del giornalismo savonese hanno offerto, tra le altre cose, tre “avvenimenti” che portano, si fa per dire, alla ribalta giornalisti assai conosciuti.

Pier Paolo Cervone, già corrispondente de Il Secolo XIX, da anni alla redazione ligure de La Stampa, con la qualifica di capo servizio, tra i pochi giornalisti professionisti “nostrani” diventato sindaco della sua città (Finale Ligure). Ora può arricchire il suo bagaglio di scrittore di un nuovo premio. L’ha ricevuto (vedi …cronaca de Il Secolo XIX del 26 agosto scorso) nell’ambito della 28° rassegna “Libri di Liguria”, storica manifestazione culturale degli “Amici di Peagna” (Ceriale). 

 Un meraviglioso riconoscimento per il “mite” e schivo Pier Paolo Cervone che vede premiato il suo ultimo capolavoro, ovvero “libro ligure dell’anno” dal titolo: “I dittatori, le guerre e il piccolo re”.

Il giornalista Cervone sta avendo assai più fortuna e visibilità nel mondo della cultura, della meritocrazia letteraria, rispetto a quello assai meno invidiabile (purtroppo) della politica. Cervone è stato un sindaco del centro sinistra, con limiti ed errori, comunque tra gli amministratori pubblici da iscrivere nel registro di “sindaco-galantuomo”.

L’appartenenza al centro sinistra e nel ruolo di pubblico amministratore non pare gli abbia riservato “fortuna e successo politico”, neppure tra gli assidui “tromboni” della “cultura” sinistrorsa e dintorni. Ad iniziare da quel Pds, Ds, ora Pd, matrice democristiana e comunista, che spesso si distingue, in compagnia della destra berlusconiana, nel privilegiare i politicanti senza mestiere, come ama definirli il “grande” Silvio Berlusconi. A suo dire <bisogna costruire un nuovo miracolo italiano per noi ed i nostri figli, mandando a casa tutti i professionisti della politica>.  Frase registrata nel salotto televisivo di Bruno Vespa (Porta a porta).

Chi si è ricordato, tra gli “innovatori”, di Pier Paolo Cervone, della sua statura morale? Escluso e dimenticato dagli “illuminati” e persino dai loro “narratori”, sempre attenti a non fare domande sgradite, imbarazzanti, troppo pungenti. Quel giornalismo che ha sposato un ruolo subalterno e che fa comodo.

Daniele La Corte, come Pier Paolo Cervone, tra i rari giornalisti professionisti della “vecchia guardia” che hanno conseguito la laurea (sociologia, con specializzazione in “comunicazione di massa”). La Corte (vedi… una foto dell’archivio di Trucioli che risale all’8 maggio 1981) dopo l’esordio professionale al “Corriere Mercantile”,  Gazzetta di Genova e  Gazzetta del Lunedì,era approdato al Secolo XIX  nelle redazioni di Genova, Savona, Imperia, occupandosi in particolare anche della Costa Azzurra, del Basso Piemonte e per ultimo del Savonese. Andato in pensione meno di due anni fa, è stato chiamato subito a collaborare alla pagine di Repubblica-Il Lavoro della Liguria, un breve periodo come collaboratore de “La Stampa”, pagine della Liguria. Il direttore Lanfranco Vaccari, prima di lasciare la direzione, il 24 agosto scorso, in un momento difficile, soprattutto per la diffusione,  ha deciso di richiamare un “cavallo di razza” sul ponente ligure.

La Corte, da pensionato, libero da impegni contrattuali, ha ripreso a firmare per il Decimonono con servizi di cronaca bianca di indiscusso interesse. Ha ripreso stoffa e smalto, il gusto della scoperta di “notizie inedite”. Tra i primi articoli, dopo la serata alassina dedicata al compianto collega Claudio Tempo, una serie di smaglianti servizi dal savonese e dall’imperiese. Storie di vita, di famiglie, di attività, di personaggi.


Daniele La Corte

Tra l’altro, come Cervone, il giornalista alassino di cui si è spesso parlato come possibile futuro sindaco, al di sopra delle parti e della fazioni, per un governo di “salute pubblica” (solo Iddio sa quanto ce ne sia di bisogno proprio ad Alassio!), ha pure al suo attivo diversi libri. Uno l’ha dedicato ad gentiluomo Alessandro Natta. Titolo: <Alessandro Natta. Il semplice frate> (Privitera Editore). E ancora: <Storie di uomini e di donne. Gli anni difficili della Resistenza>(Previtera Editore). Il terzo: <Diventare Uomo. La Resistenza di Baletta>, con la prefazione di Alessandro Natta; editore “Total Print”.

Per la cronaca Daniela La Corte è stato collaboratore del Corriere della Sera. Ha vinto due premi nazionali di giornalismo per il settore scoop, nell’ambito de “Il Cronista dell’anno” per aver scoperto il passaggio dei fusti tossici della diossina di Seveso verso la Francia.

Nel 1985, primo cronista in assoluto, ha effettuato un servizio radiofonico per il Gr 2 della Rai sul sequestro della motonave “Achille Lauro”.

Infine è forse l’unico giornalista italiano ad essere stato insignito (2002) del titolo Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres” dal ministro della Cultura e della Comunicazione del governo francese.

In chiave di terra natia, La Corte ha continuato a collaborare con il più longevo periodico cittadino della Riviera “L’Alassino”  che negli anni non ha rinunciato al ruolo di coscienza critica, seppure con la moderazione che l’ha contraddistinto, a parte il periodo “ruggente e glorioso”, in termine di diffusione e battaglie civili, del mitico maestro Richero (era in auge la tipografia Pozzi).

Alessandra Costante, finita nel mirino, ai primi giorni di agosto, dell’onorevole Michele Scandroglio, provocando una durissima reazione- reprimenda del direttore del Decimonono.

Costante, giornalista d’origine savonese, è giunta all’aureola di un meritato successo, dopo anni di gavetta in provincia. E’ presidente del Gruppo cronisti liguri, ha ricevuto premi in campo nazionale dal Presidente della Repubblica.

Un inizio da prudentissima corrispondente da Loano, Borghetto, Pietra e relativo entroterra. Un breve periodo anche all’Ufficio stampa del Comune di Alassio.

Poi il meritato e sudatissimo “salto” alla redazione centrale del Secolo XIX.

Ha saputo conquistarsi stima e fiducia. A Genova ricopre ruoli di primissimo piano nella cronaca politica (Regione) e nel più “melmoso” pianeta della sanità ligure, mettendo ogni giorno alla prova capacità ed equilibrio. E tanta prudenza.

Non appartiene alla “scuola” dei sessantottini. Non fa parte di quei “combattenti” che in Liguria avevano contribuito ad affossare persino il quotidiano di sinistra più rappresentativo (allora), cioè Il Lavoro.  E in misura minore l’Unità. Parecchi hanno trovato “ospitalità” nella più solida famiglia, in quanto a certezze economiche e manageriali, del Secolo XIX, altri alla Rai.

Per chi conosce l’origine e l’estrazione (simpatie politiche?) di Alessandra Costante, la sparata dell’onorevole Michele Scandroglio sulla “sudditanza”-vicinanza al presidente della Regione Burlando (ex ministro del Pci) come ha documentato Il Secolo XIX (vedi…..), rappresentata una sortita demenziale, gratuita e senza riscontri.

E’ seguito, a tamburo battente, un commento al vetriolo (sacrosanto) del direttore Vaccari.

Il “generale” Scandroglio (e valletti) non conosce  il “passato” di Alessandra Costante, il papà era un apprezzato medico condotto di Toirano assai vicino alla democrazia cristiana dell’allora gruppo tavianeo (Secondo Olimpio) e che fu anche “maestro venerabile” (Piazza del Gesù); nonno Costante, a suo volta, fu medico a Loano, un solare seguace di quel partito liberale di cui è stato candidato alle comunali, alle provinciali e che all’epoca si richiamava allo statista Giovanni Malagodi.

Una nuova sortita per Scandroglio che già si era distinto in quel di Savona definendo un “golpe” dei giudici ( e non solo…) l’esclusione dalla competizione elettorale della lista Pdl (poi riammessa dal Tar, tra non pochi interrogativi e strascichi non conclusi). Non è campata in aria, giuridicamente, l’ipotesi di un ritorno alle urne.

A completezza di informazione anche il ministro Scajola, ripreso in bicicletta sul nuovo lungomare Imperia dal telegiornale regionale ( Rai 3), aveva accennato al caso savonese come di un “complotto dei giudici”. Per precisare qualche giorno dopo, sempre pubblicamente: “Ci hanno provato…ma…>. Non ci sono riusciti!

In questo scenario è difficile immaginare che Il Secolo XIX, con Alessandra Costante, abbia dato filo da torcere al più temibile e potente gruppo di potere politico-imprenditoriale-finanziario-bancario della Liguria. Dove non c’è spazio per gli oppositori interni e chi non è allineato viene spazzato via, o emarginato. E la “lezione” sta dando soddisfacenti risultati.

Il Secolo XIX denunciando il “caso Scandroglio-Costante” ha soltanto accennato alla punta dell’iceberg dello stato dell’informazione ligure. Di chi non esita ad intimorirla e bastonarla, spesso pubblicamente. Come documentano articoli e dichiarazioni.

Nel piccolissimo orticello informativo di Trucioli ci permettiamo di offrire al lettore quanto il nostro blog, a proposito di Michele Scandroglio, ha pubblicato sui numeri 159, con un cenno a tangentopoli e prescrizione dei reati. E ancora, sul numero 162 con titolo “San Scandroglio”.

Non è in ballo il “signor nessuno”, ma il coordinatore ligure del partito al governo, l’uomo, dai tanti interessi ed incarichi, al quale deve ubbidire il centro destra. Secondo soltanto al ministro Scajola.

E bisogna ammettere che, almeno col superministro e dintorni, Il Secolo XIX difficilmente sgarra. Reciproco rispetto e massima attenzione, soprattutto con i suoi fedelissimi più rappresentativi nel savonese e nell’imperiese.

Significativa “chicca” per tutte. In provincia di Savona è appena archiviata la più dispendiosa campagna elettorale che la storia locale ricordi. Ha vinto, con un’adesione al voto da record negativo (45,88%), il candidato Vaccarezza:  4.666 voti il vantaggio, con il centro sinistra che ha conquistato il primo posto in 13 dei 24 collegi.

Per Il Secolo XIX, come per La Stampa, non interessava a nessuno sapere quanto ha sborsato Vaccarezza per la sua “americanata, confrontandola magari alle spese sostenute da Boffa. E chi eventualmente si era fatto carico di pagare? I benefattori?

E ancora, il rapporto tra l’entità del malloppo messo in campo e la denuncia dei redditi, trattandosi di personaggi pubblici.

Nessun dubbio per tanta cortesia!

Altra chicca: i due giornali ignorano, alla stregua delle favole di Topolino, l’ingresso di assessori esterni (e non) noti anche per la loro appartenenza massonica. E pur di non scrivere la parola “massoni” (non è un reato esserlo, esercitarlo, fino a prova contraria!) si fanno accenni del tipo: <è vero che al governo della Provincia sono arrivati i “poteri  forti”, decidono…>?

E’ vero che risponde a questa logica, la peraltro positiva unificazione Acts-Sar-RT Trasporti di Imperia?  Un supercolosso che darà potere e poltrone di designazione politica. Notizia del resto preannunciata, senza far ricorso ai “poteri forti”, sul numero 209 di Trucioli (vedi….)  già il 12 luglio, proprio grazie ad indiscrezioni di fonte massonica imperiese, unitamente ad altri “progetti” citati e in gestazione.

Il titolo del servizio su Trucioli era: <Provincia, è tempo di massoni. E sarà un successo storico>.  Nulla di ironico, semmai ciò che nelle stanze del potere savonese emerge, trapela. Va oltre il sussurro.

In conclusione, se Claudio Scajola ha potuto sbeffeggiare pubblicamente l’edizione ligure di Repubblica (documentato da Trucioli sul numero 155 del 18 maggio 2008), difficilmente potrà osare tanto con il più “rispettoso” Decimonono.

Cosa chiede di più ad un giornale “indipendente” lo Scandroglio onorevolissimo,  fustigatore di giudici e di giornalisti dotati di ottime antenne?

L.C.