versione stampabile VADO LIGURE : IL REGRESSO E’ DI SCENA di Antonia Briuglia
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Per cambiare è necessario un progetto politico che diventi alternativo al sistema. In America si sta inaugurando una nuova forma di sviluppo in un nuovo tipo di economia. Da ogni parte si comincia ad avvertire la possibilità di poter cogliere una buona occasione anche da questa crisi : lo stimolo a promuovere uno sviluppo basato su altri criteri che portino il mondo ad accelerare una sorta di trasformazione attesa da molto tempo. Le prime importanti proposte? Efficienza e risparmio energetico, sviluppo delle fonti rinnovabili, rilocalizzazione dell’agricoltura e cambiamento degli stili di vita. Non sono slogan ambientalisti, né titoli di riviste di settore, ma l’esigenza di un nuovo progetto in cui, tra gli altri, il più potente Presidente del mondo crede. In Italia? Si parte in ritardo, anzi non sembra che si voglia partire dopo la “riscoperta” velleità per il nucleare da parte del Governo in carica. A Vado? Si torna indietro. RITORNARE A TAPPARSI IL NASO Il 5 marzo, i sindacati confederali di Savona , “hanno rotto gli indugi durati tre mesi e hanno approvato e sottoscritto l’ampliamento del nuovo gruppo a carbone della centrale”.(Secolo XIX del 6/3/09) Continua la vecchia tradizione sindacale savonese che col falso ricatto occupazionale, cede alle pressioni di gruppi imprenditoriali che poco o nulla hanno fatto per attuare i miglioramenti imposti dalla legge e le condizioni degli impianti che determinano danni alla salute per i lavoratori e cittadini dell’intero territorio. I sindacati passano sopra le decisioni dei Sindaci dei Comuni del comprensorio dichiaratisi apertamente contrari al potenziamento: un fatto senza precedenza, che vede scollarsi definitivamente realtà sociali e politiche spesso dello stesso colore. I posti di lavoro promessi passano da Posti di lavoro nel porticciolo della Margonara, altrettanti per la piattaforma Maerks, altri nei diversi cantieri edili degli ecomostri sparsi o da spargere sul territorio. Ci piacerebbe vedere il reale fatturato e la concreta ricaduta sul territorio di queste attività e aziende per verificarne l’affidabilità. |
Fulvio Berruti - CGIL | Al numero indefinibile di promesse occupazionali sembrano, ormai, credere solo i Sindacati che, incapaci di operare con competenza nelle varie tristi vicende delle aziende sul territorio( Ferrania insegna), tornano a perseguire le linee di sviluppo ottocentesco con al centro le centrali a carbone.
Quali dati ? Quale confronto? |
Antonio Apa della UIL chiede addirittura, a gran voce, l’intervento di Berlusconi, denunciando l’ostracismo contro la centrale, a lui inspiegabile. Declama, in un delirio autoreferenziale intriso di una gratuita e maldestra adulazione ” A Vado gli Enti locali ostacolano gli ampliamenti dei presidi industriali e la “furia iconoclasta” dei Verdi blocca la centrale…la Regione e il Comune di Vado dovrebbero prendere esempio da Lei( la lettera è indirizzata a Berlusconi) nel mettere in pratica il “fare”…” (!?) (Secolo XIX, 3/3/09). Affermando poi che la rinuncia a 800 milioni di euro del progetto sia suicida, come in una vecchia e obsoleta lezione, studiata a memoria, ritorna a sostenere ” Nell’attuale crisi bisogna rilanciare consumi e investimenti!”. Affermazioni buone forse qualche decennio fa e, in ogni caso, prima che la crisi economica mondiale e nazionale ci spingesse a fare dure riflessioni che, a quanto pare, sono mancate al Sindacato che in questa vicenda tradisce non solo incompetenza scientifica e tecnologica ma, anche e soprattutto, inadeguatezza nel suo ruolo. |
Dove sono stati i Sindacati tutto questo tempo, quando i comitati si confrontavano con i rappresentanti politici , quando si promuovevano le manifestazioni in piazza con le famiglie degli operai di Vado, quando si dibatteva nelle strade della città? Dove sono stati quando l’Ordine dei Medici della Provincia di Savona denunciava i dati oggettivi della situazione ambientale precaria, determinata proprio dalla presenza di una centrale obsoleta e fortemente inquinante come quella di Vado? Evidentemente non si riesce ancora a imparare dagli errori. ( ACNA non ha insegnato nulla). I Sindacati fanno finta di non sapere che se gli Enti Locali e i Sindaci continuano ad avere forti riserve sull’ampliamento, è perché il movimento dei cittadini è forte con ragioni forti e questo si percepisce quando ci si confronta in pubblico sull’argomento. Confronto a cui i Sindacati si sono vistosamente sottratti.
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E’ triste dirlo, ma oggi chi rappresenta il Sindacato non è preparato, non è più all’altezza, in una società che si sta evolvendo. Prova ne è l’incredulità davanti alla rinuncia a quella “nuova ricchezza” che dovrebbe portare al territorio un’operazione di questo genere, a cui la gente comune non crede più.
La gente ha capito che la vera ricchezza per sé e per i loro figli è la salute: non si baratta più la vita col posto di lavoro. Troppo spesso è stato chiesto agli operai di identificare il lavoro con la mancanza di sicurezza degli impianti o con il cancro. A Vado come in molte altre parti d’Italia, poi, i danni alla salute colpiscono e continuerebbero a colpire anche chi solo vive a chilometri dalla centrale, bambini compresi.
Nulla è stato fatto in tutti questi anni per migliorare i gruppi esistenti, neanche quando nel 2002 venne aggiunto il ciclo combinato a metano e anche i Sindacati, come gli Enti Locali, si sono guardati bene dall’esigere che si facesse.
Tirreno Power nella sua opera di convinzione continua a chiamarla “ENERGIA PULITA” in un’aberrante mistificazione letteraria e cui sembrano voler credere proprio solo i Sindacati.
Comprensibile la stima conferita loro proprio dall’azienda che definisce” le relazioni sindacali in atto di alto profilo” e le premia con il turn over di sei addetti, che rimpiazzeranno proprio sei futuri pensionamenti.
LA POLITICA DEL SILENZIO
Noi sappiamo, dove siamo, non abbiamo più bisogno di qualcuno che ci dica cosa fare, cosa pensare, cosa sia meglio per il nostro futuro e quello dei nostri figli; eppure la crisi in un modo o nell’altro la stiamo vivendo tutti sulla nostra pelle.
Sappiamo, dove vogliamo andare e cosa bisogna fare per rifiutare un modello che non ci appartiene più.
Dobbiamo solo organizzare la traversata.!!!!!!
La politica non si fa solo nella cabina elettorale, o nelle sedi di partito, che oggi sembrano più impegnate a organizzare Primarie che ascoltare la gente. La politica si fa sempre, anche quando stiamo zitti.
Il nostro silenzio non sarà, però, quello di”chi tace acconsente”, ma quello di chi ha deciso di smetter di sostenere una politica amministrativa e sindacale che non le appartiene più.
Come siamo stati capaci a sostenere dal basso i partiti e i sindacati, oggi dobbiamo essere capaci di praticare la disobbedienza nei loro confronti.
Si può fare a diversi livelli: dalla comunicazione sul web, dai giornali, dalle scuole, dai nostri posti di lavoro, dove si può desistere, resistere e soprattutto non cedere a inutili compromessi.
Il potere politico ha bisogno di noi e tra poco ha bisogno del nostro voto.
ANTONIA BRIUGLIA