A catena emersero, dopo i
documenti trovati, la scoperta di altre logge dove non mancavano
funzionari pubblici ai quali era fatto divieto di appartenere ad
associazione segrete, anche se la nuova e più severa legge (come reato)
arriverà solo in un secondo tempo, a seguito della
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Cosa c’entra il
lavoro del dottor Maffeo (da anni è sostituto
procuratore ad Imperia, dopo un periodo ad Albenga,
come pretore capo facenti funzioni) con le vicende imperiesi?
Seguendo le inchieste giornalistiche dell’allora
inviato speciale de Il Secolo XIX, Claudio
Sabelli Fioretti, emerge che <secondo alcuni documenti
sequestrati nella casa di Arenzano di Mirto Cassanello,
capo degli ispettori della massoneria ligure, anche il procuratore della
Repubblica di Sanremo, Vincenzo Testa, sarebbe
affiliato ad una loggia di Ventimiglia, la Oberdan>.
Scriveva Sabelli Fioretti
sul Secolo XIX: <La notizia pubblicata domenica sul Secolo XIX ha creato
notevole sconcerto negli ambienti politici e giudiziari, anche se le
voci della sua affiliazione alla massoneria circolavano da tempo.
Un antefatto,
sempre dall’articolo di Sabelli Fioretti: <Il 22 marzo
1986 l’associazione ecologica Pro Natura Riviera dei Fiori
aveva mandato un esposto al pretore di Ventimiglia
denunciando una villetta chalet in calcestruzzo…stessa denuncia da parte
della sezione di Bordighera di Italia Nostra. Il 9
luglio il senatore comunista Lorenzo Gianotti rivolse
un’interpellanza al ministro della Giustizia, Giuliano Vassalli,
parlando di “costruzione
abusiva di edificio in cemento e mattoni”.
Perché scomodare
un ministro, si chiedeva il giornalista, per uno dei tanti abusi di cui
è ricca la nostra Italia? Il senatore Gianotti lo
scrisse nell’interrogazione stessa: <La costruzione abusiva,
probabilmente su territorio demaniale, risulta di proprietà del
procuratore della Repubblica di Sanremo>.
Una fase del processo a Gigliola Guerinoni, seguito anche dall'allora inviato speciale del Secolo XIX, Claudio Sabelli Fioretti (in seconda fila, mentre si volta verso i colleghi Roberto Sangalli, attuale capo redazione savonese, e Mario Muda, di profilo, oggi vice direttore a Genova). Con gli occhiali da sole un terzo collega, Roberto Di Perna che era alla redazione di Savona ed oggi a Genova. In prima fila, invece, alcuni difensori degli imputati. Il processo si svolgeva nell'Aula Magna del tribunale di Savona, presieduto da Francesco Becchino. (foto archivio Gallo) |
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C’erano
molte imprecisione, faceva notare Claudio Sabelli Fioretti,
nel suo servizio, il casotto, ad esempio, non era formalmente
del magistrato Testa.
Inizialmente era di un avvocato, Luigi Borgogno
che lo concesse in uso alla famiglia del magistrato. Poi l’11
ottobre 1985 l’aveva venduto definitivamente alla moglie di
Testa, Lorenza Cartagenova. Il terreno non era demaniale, ma
di Pio Domenico, uno dei proprietari dei terreni su cui
era sorto il complesso residenziale di Nervia.>
Il ministro Vassalli rispose di <aver
dato disposizione di seguire l’ter del procedimento penale al
termine del quale mi riservo di esaminare la posizione del
dottor Testa, al fine di verificare se il suo
comportamento nella vicenda sia suscettibile di valutazione
sotto il profilo disciplinare>.
Il tutto (abuso) si è concluso, informava il
quotidiano ligure, con una provvidenziale amnistia. E <il brutto
casotto della famiglia Testa è ancora sulla spiaggia di
Nervia, ormai legalmente>.
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Sabelli Fioretti
proseguiva: <Vincenzo Testa, 66 anni, un padre,
Giovanni che fu cancelliere al tribunale di Genova,
una moglie, Lorenza della buona borghesia intemelia (suo
padre era medico), due figlie di cui una Ornella, lavora
con lui alla cancelleria della Procura….Testa ha vissuto
tutta la sua vita a Ventimiglia. Tra Ventimiglia
e Sanremo (tranne due anni di praticantato a
Mondovì) si è sviluppata tutta la sua carriera giudiziaria,
prima di pretore e poi di procuratore della Repubblica>.
E ancora: <…Testa personaggio di basso
profilo, una carriera vissuta nell’ombra, lontano dai riflettori
della mondanità, delle grandi manifestazioni, estraneo alle
polemiche e riottoso a comparire sulle pagine dei quotidiani.
Negli archivi dei giornali non si trova nulla su di lui, se non
la storia recente del casotto sulla spiaggia di Nervia>.
A questo
punto l’inviato speciale racconta particolari curiosi: <Per
scoprire qualcosa di più su questa famiglia…si viene a sapere
che la moglie, come le first ladies americane, è impegnata nella
beneficenza, gli amici con alcuni dei quali ama pranzi e cene al
ristorante , feste private, sono
Cesare Caldarelli, grande costruttore e presidente
dell’Autoporto di Ventimiglia; Felice Muraglia, avvocato
molto vicino al leader democristiano Manfredo Manfredi;
Gianni Locatelli, detto Carluccio lo
sporcaccione, proprietario del più costoso ristorante di
Sanremo; Luigi Fortunato, pure lui magistrato; Renato
Russo, ex segretario comunale di Ventimiglia,
fondatore di un paio di logge del Ponente Ligure; Silvio
Damiani, capo dell’Ufficio Licenze e commercio del Comune di
Ventimiglia>.
Sempre dal
testo dell’articolo del Secolo XIX del 10 aprile 1990:
<Proprio a causa di queste amicizie, Stefano Accinelli,
ex assessore al Comune di Sanremo ed imputato nello
scandalo del Casinò, ha tentato di trascinare, come
testimone, lo stesso Testa, su suggerimento del suo
avvocato, il radicale Mauro Mellini, per giustificare il
suo comportamento “pro Merlo” durante la gara d’appalto
per l’aggiudicazione della gestione del Casinò. Durante
un incontro in casa Testa, Accinelli credette di capire
che anche Testa fosse favorevole a Merlo. Ma a
Milano i giudici non hanno ammesso la testimonianza del
procuratore della Repubblica.>
Claudio Sabelli Fioretti
faceva notare che Vincenzo Testa era rimasto fuori dalle
polemiche nonostante Sanremo, negli anni, sia stata
squassata da due grandi scandali. Quel del 1981
che ha visto alla sbarra un centinaio di persone accusate di
aver rubato in una decina d’anni, 100 miliardi al casinò;
e quello del 1983 che portò in galera quasi tutta
la giunta comunale, sindaco in testa, sotto il sospetto di aver
tramato per consegnare il Casinò alla mafia.
Fuori dalle aule di giustizia i comunisti
sanremesi protestavano perché i loro esposti contro gli
amministratori comunali andavano dapprima a rilento e poi
svanivano nel nulla.
Come
quello contro Nando Zivieri, medico di Sanremo e
maestro venerabile della loggia massonica Carducci, del
quale Luigi Ivaldi, leader carismatico della sinistra
sanremese, aveva denunciato gravi reati, in qualità di
presidente della commissione medica di accertamento della
invaldità.
L.Cor.
(continua, con nuove scuse per il secondo
rinvio sulle testimonianze di uno dei gestori dell’Osbruma night
club di Boissano, divenuta poi sede di una loggia massonica e
dove si incontravan, al night, fratelli e ballerine; rinvio
dovuto a problematiche sulla privacy delle persone chiamate in
causa).
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