TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
mail della settimana/Balzola
di Alassio, esercente in prima linea e fuori dal coro
<Io imprenditore ottimista
e il bengodi dei figli di papà>
<Hanno ereditato
portafogli rigonfi, anziché investire negli alberghi, hanno
preferito la bella vita. No al contagio di qualunquismo e lassimo>.
Una sfida?
di Pasquale Balzola
Alassio –
Egregio Luciano Corrado, mi permetto di rubare per
qualche istante la Sua attenzione.
Come Lei ben sa, leggo sempre con molto piacere "Trucioli
Savonesi" e con
l'interesse di sempre i Suoi corsivi che sono frutto di indubitabili
verità, non disgiunti dalla Sua esperienza che fanno della Sua penna
l'archivio storico della nostra provincia.
Ciò premesso, se mi è consentito, gradirei (gradiremmo, perché siamo
in
molti a leggerLa ) che l'attenzione della redazione di "Trucioli
Savonesi"
si spostasse ulteriormente a ponente della nostra provincia, vedi Alassio, Laigueglia, Andora,
perché ritengo che nelle varie rubriche,
queste città meriterebbero più approfondimento e citazioni. Più
attenzione, insomma.
Sicuramente opinioni, critiche costruttive e suggerimenti sul piano
turistico ed economico, contribuirebbero ad arricchire uno stato di
qualunquismo e di lassismo che pare abbia contagiato molti
imprenditori
e cittadini di questa zona.
Parlando di Alassio
debbo prendere atto che non tutti i figli dei
nostri
"grandi padri", cioè di quegli uomini - dagli anni
venti in poi -che hanno costruito con forza avveniristica quel turismo che
ha portato
benessere e buona qualità della vita a tutti, hanno raccolto il
testimone e continuato quella missione di artefici della
cultura dell'ospitalità.
Cultura che nel passato ha prodotto grandissimi
risultati. E di cui potevamo andare fieri.
Molti di essi, intendo quei "figli" che alla morte dei loro padri si
sono trovati il portafoglio rigonfio di soldini accumulati con tanta
fatica, anziché impiegarli in
ristrutturazioni, abbellimenti o
migliorare la qualità dei propri esercizi, hanno pensato bene di
investire in barche al porto, auto fuori serie, seconde case in
montagna
per recarsi a sciare una settimana all'anno e così via.
Era inevitabile e torniamo ai giorni nostri, che all'arrivo delle
nuove
norme di sicurezza, vedi impianti elettrici a norma, porte
tagliafuoco e
tutto ciò che la legge 626 prevedeva, questi signorini (signoroni?)
per continuare a
viver bene, a fronte di esborsi onerosi che li avrebbero
costretti a
duri sacrifici e quindi ad iniziare a capire che cosa significa
veramente dover lavorare e non vivere di rendita, hanno preferito
la trasformazione dei loro alberghi in case di civile abitazione.
Con colossali
speculazioni, privare il nostro territorio di quelle
indispensabili
strutture senza le quali il turismo né può eccellere, né
svilupparsi.
Il mutamento dei flussi turistici hanno provocato quella crisi del
nostro comparto di cui le cronache dei quotidiani evidenziano
giornalmente.
Venti anni
orsono, invece, per i Lombardi, Piemontesi ecc. esistevano solo
Alassio, Loano e Finale,
facili da raggiungere, mare pulito, prezzi equi. Oggi con la
globalizzazione dei mercati e la moda dell'esterofilia imperante, in
un paio d'ore si va in Medio Oriente e si raggiungono tutte le zone
turistiche del
mediterraneo.
Questa mia analisi, molto riduttiva, è solo una delle tante
inadempienze
e miopie del nostro settore di cui tutti siamo colpevoli. Anche la
politica ha dal canto suo molte responsabilità.
Le ragioni per cui è un luogo comune dire o sentire
"Alassio non è più
come una volta" sarà oggetto di una mia prossima
analisi.
Caro Corrado, La prego
di non fregiarsi solo del titolo di
cronista di nera o giudiziaria, io che la seguo da 40 anni, so
benissimo
che in anni passati Lei non ha mai dimenticato, con articoli e
articoli,
di mettere alla berlina tutto ciò che al turismo faceva bene o male
e
quindi ha tutte le qualità per dare un contributo di idee ed
esperienza.
Un cordiale saluto.
Pasquale Balzola