Mi trova d’accordo, anche perché, come scrivevo
sul n.161 di Trucioli Savonesi, con tanto di
documentazione fotografica
dell’inizio del 1900 (dunque testimonianza
incontrovertibile e non opinioni), l’arenile di Noli è sempre
stato lo stesso.
E allora, a cosa servono le discariche? Quello che
invece è cambiato, purtroppo, è il fondale marino. Oggi, come non
mai, ricoperto di fango in prossimità della zona Ziggurmare
(Capo Noli) dove viene in qualche modo effettuato un consistente
rinascimento intensivo.
Devo avere ancora ulteriori riscontri
sull’arretramento e/o
relativa morte della
prateria di posidonia a ponente del torrente S. Antonio
(zona Sic, sito di interesse comunitario) per valutare se esiste
infrazione alle regole comunitarie.
Guarda caso, quella Comunità Europea, che,
come ascoltato nella trasmissione Rai di Report, si
accinge a destinare
oltre 400 milioni di euro alle regioni costiere per favorire
ed incrementare la pesca.
La Cooperativa Pescatori di Noli nel
passato recente ha già usufruito di contributo della Comunità
Europea per la sistemazione di alaggio e conservazione del
pesce. Dove andrà a finire la gloriosa “Noli solitaria pescatrice”
(vedi la meridiana nel palazzo comunale) se, chi comanda, favorisce
la distruzione dell’habitat sottomarino?
Speriamo ci si fermi qui, a cominciare dalla
rinuncia di riversare in mare l’accumulo di materiale giacente sulla
scogliera di Capo Noli.
Voglio ribadire: non si può spendere denaro
pubblico, dei contribuenti (Comune e Regione) e privati (Bagni
marini) per far confluire, alla prima mareggiata sull’habitat di
Noli materiale che, pur dichiarato idoneo,
in realtà cambia la qualità del fondale marino stesso.
D’altra parte
il monitoraggio sul fondale, una volta denunciata la presunta
anomalia, dovrebbe essere espletato da chi è legalmente incaricato
di attuarlo, onde evitare peggioramenti.
Un buon intenditore evita le possibili infrazioni
a danno della comunità che gestisce (vedi D.G.R. n. 646 del
08-06-2001).
Si legge tra l’altro….<le Regioni hanno la
responsabilità una volta individuato il sito di adottare le
opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e
degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per
cui le zone sono state individuate>…
E infine…<coerente tutela dei siti in questione
anche da parte degli Enti locali interessati alla problematica>.
Carlo Gambetta
|