L' opinione dell' assessore Filippi apparsa su LA STAMPA il 30 maggio2008
Pubblichiamo il testo integrale
Perchè sono contrario ai
termovalorizzatori – La gente deve sapere.
La vicenda dei rifiuti campani, se
da un lato ha in qualche modo rilanciato l’esigenza della raccolta
differenziata, dall’altro, anche sulla spinta di una campagna martellante di
stampa e televisione, ha portato in auge i termovalorizzatori. Pare debbano
essere costruiti ovunque. Sono ... perplesso, perchè poco tempo fa invece, il
Direttore generale del Dipartimento della Protezione Civile mi diceva che in
Italia ne potrebbero essere necessari al più cinque o sei e solo nelle aree di
effettiva crisi.
In provincia di Savona, malgrado le affermazioni catastrofiste di ambienti non proprio disinteressati, non c'è emergenza rifiuti ed abbiamo una riserva di volumi di discarica sufficiente a coprire il fabbisogno nel periodo transitorio necessario alla messa a regime del Piano Rifiuti che il Consiglio Provinciale ha approvato lo scorso anno.
Ma perchè, almeno da noi, niente
termovalorizzatore? Perché, quand’anche bruciassimo tutti i rifiuti prodotti in
provincia (200.000 t/anno), senza fare un grammo di differenziata, non avremmo
le quantità sufficienti a sostenere economicamente la costruzione e la gestione
dell’impianto. Esso costerebbe centinaia di milioni di euro, i suoi costi si
scaricherebbero sulla tariffa a carico degli utenti, e, per essere minimamente
compatibile sotto il profilo economico, dovrebbe bruciare 250-300.000 t/anno di
rifiuti. Ciò significherebbe che dovremmo importare rifiuti da altre province o
regioni.
Le norme europee e nazionali, poi, ci impongono di
differenziare e riciclare: entro il 2012 dovremo arrivare al 65%. Supponiamo
pure di non riuscirci e di raggiungere solo il 50%, resterebbero 100.000 t/anno
di rifiuti, per cui, neppure aggiungendo gli eventuali rifiuti di Imperia al
netto della differenziata, cioè circa 75.000 t/anno, ne avremmo a sufficienza.
Quindi, una semplice valutazione economica esclude
l’utilizzo di quel tipo di impianto nella nostra provincia.
Ma c’è dell’altro: neppure le più moderne
tecnologie sono ancora in grado di controllare le emissioni di polveri
ultrasottili, quelle inferiori ai pm10, che non vengono monitorate nemmeno dal
tanto decantato inceneritore di Brescia. Esse sono le più infide, le più
subdole, le più nocive. Ben 435 ricerche
scientifiche internazionali provano che, nelle popolazioni che vivono in
prossimità di impianti di incenerimento dei rifiuti, si ha un
aumento spaventoso
di tumori e di
nascite di bambini malformati;
il solo aumento dei casi di cancro è stato valutato tra il
6 e il 20 per cento.
In considerazione di tutto questo l’ordine nazionale
dei medici francesi ha chiesto una moratoria dei termovalorizzatori, e da noi
l’ha chiesta ad esempio l’ordine dei medici dell’Emilia-Romagna, preoccupati
della proliferazione di patologie tumorali nelle aree in cui sono stati
impiantati termovalorizzatori. Ma evidentemente da parte di molti
politici si preferisce creare nella gente l’illusione di risolvere tutto facendo
passare i rifiuti per il camino, senza dover fare la fatica di differenziare.
Perchè la parola d’ordine è spesso “non creiamo disagi
ai cittadini, rischiamo di perdere consensi”: una mostruosa ipocrisia, un’enorme
disonestà mentale, una irresponsabile indifferenza per le conseguenze delle
proprie scelte politiche. Il non adottare soluzioni forse più impegnative,
come il “porta a porta”, ma più efficaci, più civili, più sane e meno
costose, mette a repentaglio la salute delle popolazioni, soprattutto dei
bambini. Ed i termovalorizzatori sono l'antitesi della differenziazione e del
riciclo.
Si dice che i termovalorizzatori siano
convenienti perchè consentono il recupero energetico ed il teleriscaldamento, ma
nel loro bilancio economico non vengono mai inseriti:
· i costi abnormi di smaltimento delle ceneri, che sono
tossico-nocive;
· i costi che vanno a carico del Servizio Sanitario
Nazionale per affezioni varie alle vie respiratorie, per le leucemie ed i tumori
indotti dai fumi dell’impianto e dei mezzi che vi portano i rifiuti;
· i costi delle mutazioni climatiche, a seguito del
rilascio in atmosfera di milioni di tonnrllate di gas serra, che hanno alterato
i regimi pluviometrici, per cui si hanno scrosci di pioggia violenti e
devastanti, che feriscono sempre di più un territorio già al limite del
collasso;
· gli elevatissimi costi di riequilibrio del
territorio devastato da frane e alluvioni.
Nella nostra regione, a forte vocazione
turistica, l’innalzamento del livello del mare di 10-20 cm, causato dal
riscaldamento globale sempre dovuto ai gas serra e dalla conseguente fusione dei
ghiacci, porterebbe alla scomparsa di gran parte delle spiagge, già così
limitate e soggette ad erosione.
Le emissioni in atmosfera sono già oltre il limite di
guardia a causa del traffico stradale, delle centrali termoelettriche,
degli impianti industriali; esse vanno ridotte, non aumentate: ce lo chiede
l’Europa, ce lo impone la salvaguardia della nostra salute.
Vengono firmati protocolli internazionali, le maggiori
agenzie mondiali avvertono del pericolo, l’Europa ci impone di ridurre del 20%
le emissioni di gas serra entro il 2020, le nazioni europee stanno ponendosi
seriamente il problema, gli Stati Uniti stanno riducendo gli inceneritori. In
Italia molti politici si dichiarano d’accordo, ma poi, al dunque, prevalgono le
logiche di bottega, la convenienza politica, la partecipazione agli utili,
l’affare.
Non siamo i più furbi, siamo solo i più stupidi ed i più
irresponsabili.
Mimmo Filippi – assessore provinciale ai rifiuti