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Il sindaco di Vado Ligure a tutto campo sul "caso referendum" e si toglie qualche sassolino dalle scarpe

 Piattaforma Maersk

la verità di Giacobbe

 No a pressioni e strumentalizzazioni. La rottura nel Pd. L'esigenza di tener conto della assimetria tra benefici estesi ad un'area vasta e potenziali disagi su una singola comunità. Attese entro fine maggio le risposte su inquinamento acustico e atmosferico, qualità del mare nella rada e impatto paesistico, ma anche su ricadute occupazionali e sul convolgimento per le aziende vadesi

di Luciano Angelini


Il Sindaco di Vado Ligure
Carlo Giacobbe

Vado Ligure - La tensione si è (solo in parte) allentata, ancorché la sconfitta nel referendum sia ancora una ferita aperta. E le polemiche tutt'altro che sopite: striscioni appesi ai balconi, comitati, contestazioni singole e collettive, accuse da parte di ex componenti della giunta. Ma, sia pure a piccoli passi, il progetto della piattaforma Maersk da oltre 700 mila contenitori va avanti. Per il sindaco Carlo Giacobbe, già segretario dei Ds ed ex vice presidente della Provincia, la scottatura nel referendum che ha spaccato in due della "sua" città brucia ancora. Ci vorrà tempo per metabolizzare critiche e contrasti, arrivati a ripetizione e in ordine sparso da più fronti, anche con il rischio, consistente, di finire nel mirino di "fuoco amico": Autorità portuale, sindacati, Unione industrial, Partito democratico, operatori portuali, Campostano in testa, artigiani.

Ma lui non ci sta a fare da bersaglio immobile. Ed è anche pronto a togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

Sindaco, da chi e da che cosa cosa è rimasto più deluso?

"Certamente del risultato della consultazione e soprattutto del basso numero delle risposte positive, piuttosto che di quelle negative. E dei commenti mi hanno infastidito  quelli di chi ci ha accusato di non sapere assumerci le responsabilità. Noi le responsabilità le abbiamo assunte e le assumeremo, ma è anche giusto sentire i cittadini. Se c'è la febbre bisogna curare la malattia, non accusare il termometro e chi lo usa". 

La bocciatura in una storica "roccaforte rossa" è dura da digerire. Non pensa di aver commesso qualche errore o sottovalutazione?

"La consultazione ha assunto il carattere del referendum sulla scelta di fare o non fare la piattaforma. Probabilmente era inevitabile che lo assumesse e in questo è consistito il mio errore. In realtà la decisione di realizzare la piattaforma era stata presa nel 2002 con l’intesa del Comune e dell’Autorità portuale sul Piano regolatore, che, voglio ricordarlo, due dei cinque consiglieri che hanno abbandonato la maggioranza avevano approvato. L’accordo di programma è stato previsto per garantire che la realizzazione della piattaforma corrispondesse ad un programma in cui fossero realizzate in modo corretto tutte le infrastrutture necessarie e che si realizzassero le condizioni per una reale riqualificazione del fronte mare di Vado. Quelle condizioni cioè che ci consentano di dire che puntiamo ad un bilancio ambientale di tipo positivo. Per esempio se si realizza il nuovo casello sull’Autofiori noi non solo non facciamo attraversare il nuovo traffico nell’ambito urbano, ma da questo togliamo il traffico pesante attuale che non è trascurabile e l’esposizione dei cittadini di Vado al traffico veicolare sarà minore di quanto è ora. Dopo il Piano regolatore ci sono stati il bando per la ricerca del soggetto attuatore e la scelta dello stesso a seguito di una procedura formale, il concorso di progettazione per il masterplan. Lo stesso Comune di Vado, con il consenso di tutta la maggioranza, ha compiuto atti in cui il progetto portuale era compreso. Ricordo ancora che al momento della approvazione del Piano regolatore fu richiesto un referendum, che però fu giudicato illegittimo in quanto interveniva su temi non di stretto interesse locale".


Il progetto della Piattaforma Maersk

Ma l'esito del referendum potrebbe ancora bloccare il progetto?

"Se a seguito della consultazione noi negassimo tutti gli atti precedenti, avremmo due conseguenze gravissime. La prima, un contenzioso con rischi di responsabilità per il Comune molto gravi. La seconda, forse ancora più importante, un blocco, non solo della piattaforma che comunque essendo una previsione di un Piano regolatore approvato (ci sono voluti 5\6 anni, ndc) resterà come presupposto di ogni trasformazione del fronte mare, sarebbe la perdita di innumerevoli opportunità di risolvere problemi di Vado, per superare situazioni di degrado o abbandono. Si pensi allo stato del piazzale marittimo e della costa tra il pontili; si pensi alla permanenza delle condotte petrolifere nel torrente Segno, al parco carbone.

Per questo motivo penso che sia corretto assumere il risultato della consultazione come una indicazione forte per non accettare il merito dell’accordo di programma al punto in cui si era arrivati e migliorarlo, ma senza tirarsi indietro dal tentare di concluderlo se ci verranno date le risposte di maggiori garanzie che abbiamo richiesto".

Il confronto sulla piattaforma ha causato tensioni a livello sociale e forti ripercussioni a livello politico... 

"C’è stata una rottura verticale del Partito democratico, che di fatto è nato monco. Sull’onda della consultazione, la nuova coalizione del “fronte del no” ha pensato che l’esito del referendum fosse la premessa per sconfiggerci il prossimo anno alle elezioni amministrative. Poi però il risultato delle elezioni politiche ha un po’ ridimensionato questa aspettativa. Non penso assolutamente che il voto politico possa automaticamente tradursi nel voto amministrativo, ma chi pensava di strumentalizzare la questione del porto per dare un colpo al Partito democratico, e per fare questo ha anche inscenato plateali contestazioni ai comizi di Fassino e Chiamparino, è rimasto deluso. Anzi la Sinistra Arcobaleno ha visto diminuire i propri voti dal Senato alla Camera, dove era candidato Vasconi che ha fatto della contestazione alla piattaforma il proprio cavallo di battaglia. Ricordo che Vasconi in consiglio regionale nel 2005 non votò contro il Piano regolatore del porto di Savona e i motivi del dissenso riguardavano più la Margonara che non la piattaforma".

Qualcuno spera di poter cavalcare la spaccatura provocata dal referendum in vista delle amministrative del prossimo anno. E c'è chi invece continua a fare pressioni perché il progetto Maersk vada avanti senza se e senza ma...

"Al di là delle previsioni per il 2009, che oggi lasciano il tempo che trovano, va riflettuto su due dati della situazione odierna. Il primo è costituito dalla situazione di divisione e di tensione che si è creata a Vado e alla quale i vadesi non erano abituati. Personalmente penso che, a parte qualche episodio isolato, non si sia mai ecceduto nelle manifestazioni di conflitto e anche il ricorso a azioni molto evidenti ma pacifiche sia naturale di fronte ad un tema così importante. Tuttavia si è avvertito esasperazione del conflitto che ha turbato, tanto che lo stesso arciprete, don Nicola Lorini, proprio alla vigilia della visita del Pontefice a Savona, ha ritenuto di esprimere pubblicamente la propria preoccupazione. Il secondo dato è una sensazione di isolamento e di incomprensione verso le preoccupazioni dei vadesi da parte di chi pensa solo alla occasione di sviluppo e sottovaluta le preoccupazioni. Se si vuole dare una mano concreta alla realizzazione del progetto non bisogna forzare - mi riferisco per esempio alla posizione della Cna che tra l’altro ho già invitato a guardare dentro alla propria organizzazione, ai propri iscritti di Vado per comprendere la rilevanza del problema - ma rendersi conto che esiste una asimmetria tra benefici estesi ad un area vasta e potenziali disagi concentrati su una singola comunità relativamente piccola. Se ci sono pregiudizi, resistenze al cambiamento non motivate, come io credo, la strada è quella pazientemente di farsi carico delle preoccupazioni e dare risposte reali".

Ma vediamo cos'è il progetto Maersk che fa tanto discutere. Un mostro come affermano gli oppositori o una grande risorsa come sostengono la nutrita compagnia dei sostenitori?

Maersk è pronta ad investire oltre 350 milioni di euro. La piattaforma occuperà 25 ettari di specchio d'acqua, prevede la realizzazione di uno sporgente che si allungherà sino a 700 metri dalla costa e avrà una larghezza, alla testata, di circa 300 metri, con fondale operativo minimo di 20 metri; poggerà  su grandi pali per consentire la libera circolazione delle correnti. A regime, nel 2020, potrà movimentare 720 mila teus/anno, ma già nel 2012 potrebbe ospitarne 450 mila. La ricaduta occupazionale annunciata prevede, nella fase iniziale, 458 addetti, di cui 150 nell'indotto (665 a regime).


Carlo Giacobbe con Giovanni Lunardon - Coordinatore Provinciale PD

 

Sindaco Giacobbe, qual è la sua strategia per ricucire lo strappo con parte della città?

"Voglio dare il mio contributo a condurre il confronto come dialogo democratico e civile, richiamando le grandi tradizioni di Vado Ligure, introducendo anche strumenti nuovi per rispondere a preoccupazioni e ansie dei cittadini. In questo senso va anche la collaborazione con l'Istituto Negri del professor Silvio Garattini per mettere sotto osservazione lo stato dell'ambiente, indagare sui rischi per la salute e fornirci strumenti efficaci di tutela. Un istituto scientifico autorevole, che rivendica il suo ruolo super partes. Su questa strada ci saranno altre iniziative di apertura e di trasparenza".

Qual è il suo messaggio agli anti-Maersk della prima e dell'ultima ora?

"A volte le vittorie rendono più prigionieri che non lo sconfitte. Mi riferisco a chi non aveva una posizione pregiudiziale, anzi in certi periodi è stato favorevole alla piattaforma, ma poi ha cavalcato l'opposizione".


Carlo Giacobbe tra Roberto Peluffo (a sinistra)e Giovanni Lunardon

Quali sono modi e tempi per portare avanti il progetto? E con quali modifiche, se di modifiche si può parlare. 
"Stiamo valutando la possibilità di portare la conclusione dell'accordo di programma al termine di un percorso in cui Maersk prepara il progetto definitivo con l'indicazione degli interventi di mitigazione dell'impatto ambientale e la  dimostrazione della loro efficacia tramite la valutazione di impatto ambientale. I quattro fattori su cui intervenire sono l'ingombro visivo delle infrastrutture, i rumori, l'inquinamento atmosferico, la qualità del mare e dell'arenile nella rada. Non è impossibile ottenere sistemi di gestione e scelte tecnologiche che limitino l'impatto ambientale a cui sono sottoposti i cittadini di Vado a soglie inferiori rispetto a quelle attuali, nonostante l'aumento del traffico. La sfida è quella di un bilancio ambientale di segno positivo. Contemporaneamente devono prendere corpo gli impegni concreti per il lavoro e le reali opportunità per i cittadini e le imprese di Vado. Da parte sua la Regione deve indicare in modo preciso le fonti di finanziamento non coperte dai privati o dall'Autorità portuale. L'accordo di programma chiuderà questo percorso e non lo anticiperà. I tempi dipendono dalla elaborazione del progetto definitivo e dalla valutazione di impatto ambientale".

Ma veniamo al dunque. Qual è lo stato dell'arte del progetto?

"Entro il 31 maggio il raggruppamento Maersk\Grandi Lavori Fincosit\Technital è impegnato a presentare un documento con le soluzioni volte a dare risposte alle preoccupazioni sui quattro aspetti ambientali più rilevanti: inquinamento atmosferico, inquinamento acustico, qualità del mare nella rada, impatto paesistico. Sul fronte della riqualificazione urbana e delle infrastrutture lo stesso presidente della Regione ha indicato Vado come una delle realtà in cui i fondi europei dovranno intervenire per far si che un intervento determinante per lo sviluppo di un’intera Provincia e prioritario per la Regione rappresenti anche un’opportunità di miglioramento della condizione locale. Per quanto riguarda l’occupazione e le opportunità per le imprese locali si è stabilito un confronto diretto tra Maersk e Comune di Vado per garantire che persone e aziende di Vado sia le prime a godere dei benefici di un lavoro non qualsiasi, ma stabile e professionalmente soddisfacente".

Ma la piattaforma si farà?

"Dando risposte concrete ci sono concrete possibilità che si faccia".

                                                                            Luciano Angelini