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Ciclone Teardo”, 23° puntata con dieci allegati-sorpresa

I  “CAMERIERI” SI RAVVEDANO:

I NOSTRI EROI TRIONFANO

Un posto da ministro? Ecco cosa scriveva Paolo Lingua. I finanziamenti al Pci? Un documento di architetti. Poi la storia dell’operazione “Artigiani Vadesi”. Chi riuscì ad isolare Michele Del Gaudio, tra gli stessi comunisti savonesi? Le critiche a “Trucioli”: <Basta, la storia di Teardo e dei suoi uomini non interessa più a nessuno, ne parlate solo voi. Siete rimasti quattro gatti, ignorati da tutti>. Basta non fare la fine del topo!

 

 di Luciano Corrado

 


Alberto Teardo

Savona – Nella rivisitazione della “Teardo story”- può accadere di essere dileggiati, ma non querelati. Perché? Per deridere, schernire, disprezzare la ricostruzione storica di fatti.

Un lavoro-testimonianza affidato ad atti giudiziari-processuali o articoli di giornali, interviste a protagonisti, documenti inediti,  che “Trucioli Savonesi” sta mettendo insieme; una complessa ricostruzione per un futuro libro.

Per non dimenticare! E con una dedica particolare agli smemorati. Sono parecchi.

Finora a “Trucioli” non è mai giunta una smentita, una rettifica. Alle spalle 22 puntate, senza pretese e senza pifferai.

Non sono mancate, invece, le segnalazioni  di lettori che asseriscono di aver ascoltato, più o meno “pubblicamente”  e in circostanze diverse,  personaggi del mondo della politica, degli affari e del giornalismo. Il loro leit-motiv? “Trucioli” lo leggono quattro gatti, per il ciclone Teardo “miscela” notizie reali, con notizie fantasiose, prive di riscontri. E soprattutto non interessano più a nessuno. La prova? Mai letto una riga sul Secolo XIX,  La Stampa,  Repubblica-Il Lavoro, mai una citazione alle radio locali. Ignorati e derisi…Ce ne abbastanza?

E non solo, segnalano sempre i “quattro gatti” di lettori che c’è chi parla persino episodi inventati. Come quello di Alberto Teardo, finito in manette pochi giorni prima di essere diventato potenziale ministro in pectore del governo Craxi (Trucioli Savonesi, in base a documenti del processo, ha scritto di “un posto sicuro da sottosegretario”…). Circostanze riferite pure da diverse pubblicazioni a livello nazionale e da interviste allo stesso ex presidente della Regione.

E la novita? Possiamo documentare che quella notizia non è contenuta soltanto negli atti della “Teardo uno” (la Teardo- bis è naufragata), ma era stata “autorevolmente anticipata” dalla cronaca de La Stampa, a pagina 20, del 26 maggio 1983, a meno di venti giorni dagli arresti che sconvolsero la Liguria.

La firma è “autorevole”, di un giornalista-scrittore, ieri come oggi in auge, Paolo Lingua (classe 1943). Ecco il brano più significativo (leggi tutto l’articolo allegato… con molti altri nomi interessanti dello scenario ligure): <…Teardo era reduce da un incontro a Roma con il segretario del Psi, Bettino Craxi, con il quale ha messo a punto l’azione combinata con il capolista del Psi in Liguria, Ugo Intini, che correrà assieme a Teardo. Se i socialisti entreranno al governo, dopo le elezioni sembra che Teardo, come già avvenuto per Aniasi a Milano e Lagorio, ex presidente della Toscana, sia destinato ad un incarico ministeriale, come leader ligure del partito…>.

Paolo Lingua è sempre stato considerato un giornalista introdotto negli ambienti politici liguri, con fama di studioso. Fu il primo cronista ad anticipare l’incontro Teardo-Craxi. A disegnare le caselle…

Un giornalista di successo, già a fine anni settanta. Un suo libro “Assessore di denari” conquistò una buona platea (vedi…una pubblicità della Rusconi del 15 giugno 1976 ).

Tra le sue documentazioni storiche, l’articolo scritto, sempre su La Stampa, del 4 novembre 1990, dal titolo “L’arma segreta, i cannoni dell’Ansaldo”. Ovvero un “revival” storico (vedi…..) della famiglia Perrone, proprietaria del quotidiano Il Secolo XIX.


Nella foto (ripresa da "Cronaca di 1 anno di Cronaca", edito dal Gruppo Cronisti Liguri del 2006) da sinistra a destra: Paolo Lingua, direttore di Tele Nord; Mario Paternostro, direttore di Primocanale;
Giovanni Giaccone, direttore di Telecittà ed Alberto Leiss, nella Sala dei Chierici della Biblioteca Berio a Genova.

Un altro “spaccato” di Paolo Lingua, forse di spessore meno esaltante, la pagina 216 del libro “L’Italia della vergogna” – capitolo “Su il cappuccio!”. Contiene un elenco di affiliati alla loggia massonica R.L. Camea-O. di Santa Margherita Ligure e al Comitato Logge della Camea d’Italia, dove oltre a Lingua, compaiono i giornalisti liguri Filiberto Dani e Raimondo Lagostena (vedi…..). Dopo una breve “tappa” al Decimono, settore Regione, Lagostena è diventato tra i più affermati imprenditori televisivi liguri con il Gruppo Profit e che si avvale di un altro “big” del giornalismo ligure, Mario Bottaro, ex staff di direzione al Secolo XIX ed ex inviato speciale con parecchi articoli sul “caso Teardo”.

Paolo Lingua, direttore di Tele Nord, era stato tra i testi citati dalla parte civile Alberto Teardo e Leo Capello, nel processo contro Il Secolo XIX, il suo direttore responsabile dell’epoca, Tommaso Giglio ed il redattore di giudiziaria Luciano Corrado che il 14 novembre 1981 (poco meno di due anni prima dell’esplosione delle manette) rivelò in solitudine l’esistenza dei primi atti dell’indagine dell’allora potente presidente della Regione, al punto di ricusare (per la storia dell’iscrizione alla P2 nel 1981-‘82) il pretore Marco Devoto, denunciare successivamente il prefetto di Savona (revoca dopo la condanna della patente). E soprattutto mobilitare l’armata giornali e giornalisti-fedeli.

Teardo si ritenne diffamato per la notizia della sua abitazione “perquisita”! (fu perquisita ai coindagati, non a lui); Capello, invece, si sentì leso della propria onorabilità perché la notizia della comunicazione giudiziaria fu pubblicata dal Secolo XIX, il giorno prima dell’iscrizione sul registro della Procura della Repubblica.


Accademia italiana della cucina.
La nuova delegazione
Paolo Lingua, coltivando il suo nobile impegno di “ambasciatore”-esperto della cucina ligure, è stato di recente ospite ad Albenga per una “cena” dell’Accademia italiana della cucina. (vedi fotonotizia de La Stampa del 4 maggio 2008, pagina 69). Tra i presenti il popolare giornalista-gastronomo Silvietto Torre di Borghetto S. Spirito e già in servizio all’Ufficio stampa del ministero degli Interni, in Alto Adige.
“Trucioli Savonesi” era, invece, tra i “testimoni”  del V2-day a Torino, come documenta Il Sole-24 Ore, col titolo “Grillo: giornalisti camerieri” (vedi…..). Pur non condividendo alcune tesi, la battaglia del comico genovese sull’informazione in Italia è in gran parte da sottoscrivere.

Un altro aspetto, al centro degli strali dei “dileggiatori” della ricostruzione storica di “Trucioli Savonesi” è il ruolo avuto dal Pci savonese all’epoca di Teardo e per quanto ha scritto il giudice Michele Del Gaudio, a proposito della posizione di alcuni esponenti del partito che…”erano diventati miei avversari ed oppositori interni….”, come documentato in una precedente puntata.

Ai fini storici, senza peraltro voler sposare alcuna pista accusatoria, pubblichiamo uno delle migliaia di documenti che facevano parte della Teardo-bis.

Aggiungiamo: chi visse da cronisti quel periodo si era sentito ripetere decine di volte, soprattutto dai difensori di imputati, che l’inchiesta con la sola esclusione di Pierluigi Bovio (ex sindaco, poi assolto di Borghetto S, Spirito) non era penetrata nel santuario dei finanziamenti occulti del partito-azienda delle (allora) Botteghe Oscure, con decine di funzionari. impiegati, di pubblicazioni, in  quella che era la spaziosa sede di via Paleocapa, a Savona.

Un tentativo (di indagare) fatto successivamente dal procuratore della Repubblica, Renato Acquarone, ebbe quasi un effetto boomerang, come documenteremo quando sarà la volta di ricostruire la “giustizia story” di Savona, con atti e documenti del Consiglio Superiore della Magistratura, udienze civili e penali, memorie difensive, davanti ai giudici di Milano e Genova dove si sono svolti processi, vertenze e scontri senza esclusione di colpi tra gli stessi magistrati che erano in servizio a Savona.

Agli atti della “Teardo bis” ed uno dei temi di questa puntata, un documento che (vedi…..) ha per titolo “Comune di Savona…pervenuto da alcuni architetti”.  Pubblichiamo le  prime cinque pagine, escludendo gli allegati che contengono nomi e cognomi, l’importo delle opere, progettisti e direzione lavori. Tra gli allegati, aspetto curioso, tutte le assicurazioni che aveva contratto al 30 ottobre 1989, la Asl 7/-Savona.

Si parla di finanziamenti al Pci, prima e dopo l’era Teardo. Di incarichi professionali, progetti, piani regolatori. Insomma molto di quanto ruota attorno ai centri di potere, decisionali e di spesa pubblica.

Nulla si è accertato, anche perché un conto sono le trasversalità politiche, i “favori”, le consulenze ad personam, un conto è l’illecito penale e fino a prova contraria, nessuna delle persone chiamate in causa è stato giudicato. Anzi, in qualche caso, come per gli architetti Moras, Galliano e altri, c’era il sospetto che, in certe circostanze, fossero finiti per mirino di forze oscure (massoniche?).
Renato Acquarone

E’ quanto sosteneva, ad esempio, l’avvocato Angelo Luciano Germano che fece condannare uno dei detrattori di Moras, un geometra cuneese ( Maurizio Quagliolo), ben introdotto a Savona nel settore immobiliare. Altri motivi, forse, li conoscono gli interessati.

Un altro documento dello storia savonese, finito nella “Teardo-bis) ha il titolo …“accertamenti della Guardia di Finanza-SV n.525/ u.g. del 29 ottobre 1990”. Il dossier è finito nel “calderone” della dimenticata “Teardo-bis” (vedi…).

Il 16 dicembre 1993, inoltre, Il Secolo XIX, ha pubblicato l’articolo “Affare da 4 miliardi”. Nell’occhiello: <Intrecci societari e fortunate operazioni immobiliari nell’inchiesta sui conti del Pci> (vedi….).

Pagine da archivio storico, che possono caso mai aiutare – visto col senno dei poi – a completare il mosaico degli interrogativi rimasti orfani di risposte.

Lo riproponeva, tra l’altro, con un servizio in cronaca nazionale Il Secolo XIX dell’11 ottobre  1986, a firma di Marcello Zinola (vedi….).

Del Gaudio non era ancora diventato parlamentare della sinistra “progressista”(Pds), non si era ancora dimesso dalla magistratura. Molti atti della Teardo-bis, con 58 imputati e 200 mila pagine, erano sconosciuti, segreti. Magari era una bolla di sapone, un castello accusatorio di carta, inutili perdite di tempo per la giustizia – come sosteva qualche magistrato dell’epoca  -, al massimo vicende e fatti da prescrizione.

Chiedeva Zinola a Del  Gaudio: <L’autotrasferimento dei giudici del “caso Teardo” non ha trovato, nel savonese (fatta eccezione per una interrogazione della sinistra indipendente, presentata alla Camera), echi  particolari: né politici, né l’associazione dei magistrati, quantomeno a livello ufficiale, ne hanno parlato. Un segno di isolamento per lei e gli altri inquirenti dell’Ufficio istruzione?>

Ci fu una risposta di “maniera” del giudice Del Gaudio.

La risposta vera arriverà con gli anni? Diciamo che oggi vanno di moda i “silenzi”, meglio se tombali o le esaltazioni a suon di articoli di stampa e foto. Esponenti pubblici e affari, meglio se a base di mattone e occupazione “militare” di enti, di sottogoverno distribuito anche ad esponenti di una massoneria in grande attività.

Anzi, Trucioli Savonesi ha raccontato come a trionfare sia proprio chi era passato alla storia per vicende da “dimenticare”. Come cambiano i tempi! Come cambiano le tribune da cui esibirsi!

Luciano Corrado