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  PIANIFICARE =PROGETTARE UNA CITTA’ DA

                      ….. SUBITO!!!

I PIANI URBANISTICI DI SAVONA ED ALBISOLA

Antonia Briuglia

I Piani Regolatori, oggi sinteticamente PUC, sembrano velivoli difficili da far decollare. Se questo non accade in molte parti del mondo, accade ormai inesorabilmente a Savona (dove peraltro non v’è ancora un vero PUC) e alla vicina Albisola( dove il PUC non riesce ad attuarsi).

Sembra, infatti, che queste due realtà geografiche siano legate, ognuno a suo modo, da una pericolosa inerzia programmatoria che, mentre impedisce il disegno della città nel suo insieme, lascia indiscriminate voragini d’intervento a privati che ne sanno indiscutibilmente cogliere gli appetibili aspetti economici.

Invece: disegnare la città, soprattutto per operare, diventa ormai sempre più un’emergenza, perché significherebbe anche qui, interessare tutti gli aspetti urbanistici funzionali alla vita dei cittadini, compresi quei nodi urbani post-industriali lasciati liberi non solo a livello fisico, ma anche programmatorio.

Ampi spazi di territorio che invece di essere oggetto, nel cambio di destinazione d’uso, di decisioni razionali che fondate sulla sussidiarietà, sulla sostenibilità, la semplificazione e l’efficacia della procedura, affrontano nel suo insieme il territorio comunale, sono lasciati, nella tacita omissione di decisione, come spazi dove è permesso  operare anche in deroga o con eventuali variazioni di Piano.

 In particolare ad Albisola: la zona Gavarry, dove la fabbrica sarà presto dismessa, la zona industriale lungo il Sansobbia, dove la crisi gestionale fa presagire un futuro tutt’altro che roseo, per fare importanti esempi, ma anche tutte le aree post-industriali a Savona, non escono da una concertazione pianificatoria di Piani Comunali, che peraltro non hanno ancora visto la fine del loro iter, ma sono “procedure” a se stanti, esempi solo di “cattiva urbanistica”.

NON E’ CHIARO il progetto di sviluppo delle due città, né se le due città siano parte di un unico progetto dove ancora una volta Savona “fagocita” Albisola facendone la sua periferia dormitorio, ma quel che è peggio: non sappiamo neanche  se questo progetto esista davvero!!

NON E’ CHIARO se chi amministra le due città abbia la percezione che mentre i Piani Programmatori sono indiscutibilmente pubblici strumenti di tutela del territorio, sono anche eccezionali occasioni per ridisegnare le città, sia a livello infrastrutturale (e Dio sa quanto ce ne sarebbe bisogno!)che a livello socio-economico, senza trascurare la riqualificazione architettonica e i nuovi interventi.

 PIANIFICARE ALBISOLA 

Quali sono gli obiettivi prefissati nel ridisegnare Albisola del futuro?

Quali scenari sta percorrendo l’Amministrazione?

Nella crisi delle aziende del territorio, sembra essere, non solo la perdita di un’identità territoriale cui bisognerebbe saper far fronte, ma solo la percezione di appetibili spazi “interstiziali” edificatori.

Da decenni, ad Albisola non si prendono decisioni realmente condivise; non si fanno scelte, intrappolati da strumenti Urbanistici che sembrano non decollare mai.

 La paura di prendere valide, quanto coraggiose, decisioni ha reso la città immobile, paralizzata.

Un’immobilità pericolosa e utile solo a lasciare vuoti controproducenti.

La vicina Savona, però, fa scuola con la sua edificazione massiccia a uso esclusivamente residenziale e privato, i cambi disinvolti di destinazione d’uso che sembrano coinvolgere anche importanti palazzi del centro (… Palazzo Santa Chiara !!) .

La vicina Savona suggerisce i criteri !!

Le scelte a medio e lungo termine sembrano non essere mai state sul tavolo, mentre si affronta il territorio come elemento continuo di contrattazione infinita, contrariamente a quanto detta lo spirito programmatorio.

Qualsiasi cittadino oggi è libero di chiedersi: quale livello di sviluppo socio-economico si pensa per Albisola; quali progetti di qualità urbana e ambientale si privilegeranno; quali saranno i livelli di attuabilità e soprattutto: quali i tempi? Sono proprio i tempi dell’attuazione operativa e l’incapacità di prendere decisioni autonome a lasciare spazi decisionali a poteri economici privati che operano solo in base ai loro profitti. Lo scopo attuativo della pianificazione non riesce più a essere un meccanismo analitico e partecipativo, ma diventa il vero impedimento agli obiettivi che dovrebbe prefissarsi. Un po’ più di saggezza non guasterebbe, nella convinzione di portare a casa risultati dove le sinergie tra pubblico e privato siano veramente occasione di vantaggio per la città tutta! Un po’ più d’immaginazione per vedere il futuro della città che si amministra, facendo tesoro degli errori e delle esperienze del passato, mettendo a fuoco quali siano i progetti strategici e poi realizzarli veramente! I Piani che come dice Renzo Piano “sono una barriera alla deregulation” vanno quanto prima realizzati e non sono le difficoltà economiche degli Enti, spesso accampate, che devono farci perdere di vista il senso civico di cui dovrebbero fregiarsi non solo gli amministratori, ma anche i progettisti e i privati che operano sul territorio, spesso protagonisti di diatribe per accaparrarsi questa o quell’area da edificare. Non si può perdere altro tempo, per lasciarlo a controproducenti contrattazioni. Bisogna agire, utilizzando la programmazione esistente e non perdere altro tempo prezioso e soprattutto ulteriori, pericolosi, spazi decisionali.

 ANTONIA BRIUGLIA

Fuori articolo.

Sul secolo XIX del 2 maggio 2008 un articolo di G:Vaccaro riportava la volontà da parte del sindaco di Albisola Superiore di attuare il progetto di riqualificazione del piazzale della stazione ferroviaria.

Sono felice di questa decisione che vede il concretizzarsi di un’iniziativa da me promossa, anni fa,in qualità di assessore alla cultura, in un concorso di idee per la realizzazione di un parco archeologico, che era il tema del concorso urbanistico.

Anche in fase di contrattazione per l’attuazione di questo progetto, spero, quindi, che non sia svilito  questo sostanziale obiettivo per lasciare lo spazio ad altre operazioni non contemplate dallo stesso.