TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni |
Eccezionali testimonianze e documenti su erosione e fondaliNOLI, LA VERITA’ NASCOSTASUI RIPASCIMENTI BOOMERANG Cronistoria inedita di un ex sindaco. La conferma fotografica su tre anni di discariche, erosione, fondali, danni ai pescatori. Il Comune e la Regione tacciono. Chi ci guadagna dal business delle discariche e chi paga? Una vergogna favorita e impunita, con tanta disinformazione di Carlo Gambetta
NOLI – Se dovessi ottemperare al detto “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, come ex sindaco, non avrei diritto neppure di alzare il braccio. Mi riferisco alla discarica a mare in località Capo Noli. Breve cronistoria. A Noli, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, per scaricare materiale di scavo proveniente dai terreni usati per il primo boom edilizio incontrollato, senza piano regolatore, si era costruito (dopo la villa di Capo Noli) una piattaforma in cemento su palafitte, a lato dell’Aurelia e tuttora esistente. La terra, riversata sulla scogliera sottostante, era assorbita senza intaccare l’ambiente sottomarino. Tanto è vero che sull’adiacente scogliera si mantenevano i “ricci marini”, in seguito scomparsi soprattutto a causa dell’inquinamento oleoso delle navi. Ricordo che, tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, mi immergevo con uno scafandro artigianale fino a 15 metri di profondità, davanti all’attuale Hotel Capo Noli. Al contrario degli altri fondali di fronte a Noli, ricoperti di folta poseidonia, quest’area era formata da materiale granuloso, con stelle marine di varie qualità, conchiglie vive e fossili, in un habitat denominato dai pescatori “ziina”. Un fondale con piccole tane per polpi, tra i fossili. Molti pesci da fondale sabbioso. Un habitat straordinario, oggi distrutto. Passere, stragine, ziguele, ghiggioni, saraghi, mormore, nonché piccoli sciami di cefali, latterini, nuvole di castagnole. Per lo più piccoli, come se quel fondale fosse il loro nido. Negli anni ’60, una volta abbandonata la piattaforma, fu considerata valida per ripascimento anche secondo lo studio Volta di ingegneria marittima, l’attuale zona oggi occupata dalla struttura di pompaggio della fognatura civica. Rivendico l’idea e l’attuazione del terrapieno per proteggere questa struttura. Semplice: due piccoli moli, ed ecco formarsi una splendida spiaggia davanti all’Hotel Capo Noli. E’ da questo sito che negli anni successivi feci confluire materiale proveniente dal rilevato ferroviario nel cuore del paese (fine anni settanta) ed in seguito quel poco che si recuperava dalla pulizia degli alvei dei torrenti Sant’Antonio e Mazzeno. Ho sempre considerato valido e difeso la scelta di quel sito per consolidare l’intero arenile di Noli-centro fino a quando si è constatato, anche attraverso le lamentele dei pescatori, che la vita del fondale antistante andava a modificarsi in peggio. “Mea culpa”! Negli anni ’90, con altri sindaci, sono iniziate massicce discariche di materiale. Contrariamente al passato, quando esisteva un’area di balneazione sulla riva con acque sempre pulite e limpide, con rammarico si riscontra, ad ogni estate, l’intorbidimento nelle ore cruciali di presenza dei bagnanti. E’ un altro aspetto negativo all’identità di Noli e del suo prezioso patrimonio del golfo. Ho raccontato queste esperienze per dimostrare che, a volte, i progetti possono avere validità teorica, ma nella pratica dimostrano di essere perlomeno dannosi per gli effetti collaterali. L’erosione è, da tempo, sotto gli occhi di tutti. Arriva da monte, non per colpa del mare. Qualche modifica strutturale agli estremi del litorale di Noli sarebbe da prendere in considerazione da parte delle autorità Regionali e comunali, competenti, per contenere, a mio modesto avviso, il continuo depauperamento del fondale. Evitando grosse discariche. In particolare nella zona Ziggurmare, a difesa dell’area destinata ai soci della pesca sportiva. Ritengo valida e costruttiva la denuncia dell’ingegner Sergio Garberini di Genova (vedi Trucioli Savonesi….) inviata al sindaco di Noli e alla Regione Liguria, sezione ambiente. In questi ultimi giorni, a seguito del riversamento in mare di materiale, l’antistante “cala dei tremagli”, “da casetta”, è impraticabile. Chi risarcisce i danni per mancato guadagno ai pescatori? Con i tremagli, salpati, impregnati di fango, e di conseguenza senza pesce. Questa cala è una di quelle che, nella stagione primaverile, produce pescato di oratine migratorie. Mai tanto fango come oggi! I pescatori nolesi non hanno evidentemente la capacità organizzativa di difendere i loro legittimi interessi, parlano da soli, e nessuno li protegge dai poteri “forti” nolesi , in questo caso Bagni Marini e Comune che concede lo smaltimento gratuito di grande quantità di materiale alla ditta impegnata nella costruzione di garages in zona ex ferrovia. Tutti risparmiano euro, ma a discapito dell’ambiente marino. Ambiente che è da sempre fonte di reddito per i pescatori. Ambiente che non è paragonabile ad altri, in Liguria. Noli presidio di Slow Food. L’accumulo di materiale in zona Capo Noli non è per caso un impatto ambientale (anche se temporaneo)? E ancora, il Comune ha controllato ( oggi 18 aprile) il completo ripascimento/ livellamento dell’arenile come previsto dalla legge? O si livellerà a mare fino a maggio-giugno? L’Arpal esiste? Fa legge il silenzio-assenso? Al servizio dei “furbetti”? E’ azzardato parlare di illecito amministrativo o penale? Carlo Gambetta Leggi anche l’allegato e la leggenda alle foto dell’ingegner Sergio Gamberini, imprenditore di attrezzature subacque di Genova, esperto e testimone dell’habitat dei fondali marini. La foto 29032005 è stata scattata il 29 marzo 2005 durante l’esecuzione di una delle discariche a mare, a Noli. A metà stagione (agosto 2005) come si presentava lo stesso litorale, cioè 5 mesi dopo (foto Rimg001). La foto 016 è stata scattata il 18 settembre 2005, a fine stagione estiva, emerge la differenza. Il mare si è “ripreso” gran parte del riversamento di marzo. La foto 10032007 è stata scattata il 10 marzo 2007, anche in questo caso era stato fatto un riversamento per la realizzazione dello spazio che, in parte, è stato adibito al nuovo stabilimento balneare. Le ultime due foto della serie sono state scattate il 12 aprile 2008, dopo l’ennesimo riversamento in mare di materiale. <Ho altra documentazione fotografica – scrive l’ingegner Gamberini – che documenta, ripeto documenta, l’andamento dell’arenile nel corso degli anni. Il mare si è “mangiato” un buon 80 per cento di tutto ciò che è stato scaricato. Aggiungo che il fondale ne ha risentito ovviamente ed in modo allarmante>. LA REGIONE LIGURIA PAGA E TACE…? Ecco, riprodotto, un articolo del Secolo XIX del 9 agosto 2007. I soldi che la Regione elargisce ai Comuni liguri per il ripascimento dell’arenile. Pare sia diventato un business e non dovrebbe essere più un mistero. Perché? Si parla esplicitamente di ripascimento <come tutela delle praterie di poseidonia>. Ebbene, in molti casi avviene il contrario, e come possiamo documentare e lo stesso ex sindaco Gambetta può testimoniare, non esistono controlli tempestivi in grado di verificare, prima che sia troppo tardi, le conseguenze di certi rinascimenti, come accade a Noli. Per essere chiari, gli uffici regionali competenti ammettono di non aver personale e strutture per gli opportuni sopralluoghi o ispezioni. Dovrebbero essere i cittadini a farsene carico? L’assessore regionale Franco Zunino, ex Rifondazione Comunista, ora Arcobaleno, è un ingegnere, un tecnico e non solo un politico. Non sappiamo, nel caso specifico, se i Verdi, i cosiddetti “ambientalisti” esistano o meno. Noi preferiamo e continueremo a documentare, anziché “inventare”, senza conoscere la realtà. Vedi riproduzione articolo da Il Secolo XIX… |