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Il nostro blog è lieto di essere uno spazio per lo sviluppo delle idee

Claudio Manzieri - Sergio Giuliani

DUE GENERAZIONI A CONFRONTO

  

Caro Sergio,

Il lunedì provo sempre un immenso piacere ad aprire “Trucioli Savonesi” per leggere quegli scritti che mi ricordano discussioni (e insegnamenti) lontani.

Gli ultimi due lunedì mi hanno costretto a riletture approfondite, per cercare di capire ragionamenti che non ho compreso. Io non sono tra i tre milioni e quattrocentomila che hanno fatto la fila per votare per le primarie del PD e sono tra quella “sparuta minoranza” che ha votato no all’accordo sul welfare, mi sento profondamente ferito dal giudizio sprezzante per chi ha fatto la mia scelta.

Se avremo occasione di incontrarci avrò il piacere di discutere punto per punto, ma qui voglio solo restituire il giudizio che penso di non meritare, anche perché le analisi che mi hanno ispirato le mie scelte non sono molto distanti da quelle degli scritti pubblicati su “Trucioli Savonesi” gli ultimi due lunedì.

Io ho accolto con piacere la nascita del PD, anzi ritengo che la gestazione sia stata troppo lunga, ma non sarà il mio Partito e quindi non aveva senso la mia partecipazione al voto: si doveva scegliere il Segretario di un Partito, per il quale nutro grandi speranze ma non è il mio Partito.

Diverso è il ragionamento sul cosiddetto referendum sul welfare. Un referendum è la scelta tra due opzioni che alla partenza hanno eguale possibilità di affermazione, eguali spazi informativi, eguali  opportunità di propaganda e presentazione, paritetica presenza nelle fasi di voto e di spoglio. Ciò non è stato. Non si può parlare di brogli? Bene, ma rappresentare una vittoria dei Sì all’82% non è un imbroglio? Specie se molti, moltissimi sì ci sono stati non per convinzione della bontà dell’accordo, ma per la giusta constatazione che non si poteva ottenere di più, se si è minimizzato sui risultati nei posti di lavoro, deridendo la classe operaia, anacronistica reminescenza del ventesimo secolo, chiusa su se stessa, ma anche nel Comune di Savona hanno vinto i NO, ma non conosciamo i dati ufficiali (e mai li sapremo).

Banalmente potrei ricordare che anche in Romania Ceauşescu vinceva sempre le elezioni: 100% di votanti, 100% di voti a favore, ma la democrazia è un’altra cosa. Allora stiamo attenti a confondere l’esercizio del voto, che è supremo esercizio di libertà, con la sua caricatura: il plebiscito che è investitura scontata non essendoci alternativa plausibile.

Se non poniamo nella giusta cornice gli eventi, rischiamo di fomentare il qualunquismo, svuotando di significato atti che hanno una carica simbolica e un peso pratico importante.

Il terzo angolo “che ho misurato dalla parte sbagliata” è stato sabato 20 ottobre perché sono andato a Roma a manifestare, l’ho fatto per una cosa molto semplice: alle elezioni politiche il centrosinistra si è presentato con un programma, senza scendere nel merito, senza considerare che molti hanno votato senza neanche conoscerlo, ma se a distanza di un anno viene considerato “specchietto per le allodole” (on. Polito a Annozero) allora esiste o no il problema che stiamo rischiando grosso, non per la precarietà, non per le pensioni, ma per la democrazia?

Tanti anni addietro un “giovane Professore” mi iniziò alla lettura di Bertolt Brecht: ancora oggi mi chiedo se è stato un bene o un male, ma …sia sempre lode al dubbio!

Con immutato affetto,

Claudio Manzieri

 

 

Claudio carissimo,

                         leggo con molto piacere la tua mail. Ritrovo sempre volentieri un amico-alunno che ricordo sensibilissimo a tutti i misfatti del tempo delle “bombe” e pienamente e sempre impegnato contro la politica criminale. Inoltre, sono contento che il “blog” funzioni (grazie, amico Antonio!) e ci consenta di comunicare e di contraddirci, il che è sempre arricchimento.

Per risponderti, ovvero per affrontare tutti i temi che  metti in tavola ci vorrebbe un saggio:cercherò di spiegarmi per punti

a) “lode al dubbio”. Infatti! Chi non dubita è uno zuccone fondamentalista e vede un nemico in ogni persona che non la pensa come lui. Il dubbio cresce col crescere dell’età, dell’esperienza ed è salutare, perché insegna a cogliere in ogni cultura, in ogni posizione degna di questo nome, che sia quindi non urlata e violenta vuotaggine, valori che tonificano, non abbattono i risultati del nostro pensiero.”Dubbio” è anche riconoscere che certo modo di pensare ci viene da nostre esperienze: la famiglia, i tempi vissuti, si incista nel dna e pretende di esser chiamato coerenza, che, alle volte, diventa impenetrabile a realtà continuamente in mutazione.

Mi ero accorto anch’io di aver preso le “forti” posizioni di cui parli e mi aspettavo critiche: benvenute le tue, così affettuose e lineari. Ma era la rabbia di veder crollare nel vischio un governo voluto dal popolo (non dalla “gente” vuota come uno specchio), che aveva cacciato Berlusconi e compagnia e che doveva fare le indispensabili “riforme” Diranno gli storici cosa sia successo; se c’erano impotenza o giochi-non-da-coalizione da destra o da sinistra, irresponsabili e traditori da dovunque vengano. Fatto si è che si è voluta perdere l’occasione, forse ultima, di dar mano alle riforme (quelle di Bersani, per intenderci)

Vedi, l’esperienza insegna la logica delle “cose”, che viene dopo quella dell’”età”. La politica è maledettamente, duramente concreta e vuole un lavoro di applicazione costante. Mi rendo conto che è difficile resistere alla tentazione di buttare all’aria il tavolo con le pedine, di non richiamarsi all’utopia politica che è come il letto caldo in cui ci si rituffa volentieri. Se si fa scontro di “linee”, non si fanno riforme. E si perde! E’ dal ’48 che la sinistra prende bastonate, e non mi dire che è da puri, quindi bello, perdere! La coerenza è un’arte ben più difficile che l’obbedienza a schemi.La verità dell’agire politico si acquisisce sul campo, non con le tattiche dei generali.

 Bisognava intendersi prima su questo governo e non scoprirne sotto sotto ogni volta i vecchi ratti democristiani. Allora, fiduciosi nel sol dell’avvenire non ci si stava da subito, e via libera al teppismo berlusconico. Una contesa finita praticamente alla pari (guai se un senatore “nostro” ha la bronchite!) non consentiva alzate d’ingegno, ma pretendeva pazienza di trovar strade. Per qualche mese, pareva che…poi, dall’indulto in avanti, cioè indietro, solo impotenza e continue toppe, insieme a continue campagne mediatiche una via l’altra: coop, Sircana con viado,Visco e finanza, la “casta”, le case romane etc etc: tutto per aprir crepe tra elettorato e governo eletto. Non è che le riforme non siano state provate (Bersani): si è dovuto tornare indietro perché cadeva la “coalizione” somma di voti delle categorie che si riconoscono nei partiti che la formano. Perchè fare sempre dietrologia? Perché dire sempre che si cade nelle fauci dei furbi? E’ un non potere quello che si è venuto formando,la coalizione come strumento inadatto a perforare gli ostacoli. Allora, forse, è sorta l’dea del Pd. Chissà ( e torno al “dubbio”) se efficace. Per intanto, si prova a votarla e non la si giudica,con la solita vecchia sufficienza dei giornali “sinistri” già decotta e traditora in partenza.

b) “classe lavoratrice”: buona se partecipa alle marce; asina se  vota e si fa pinocchiare dal sindacato. Non ci sto: ho troppo rispetto per chi lavora per giudicare, per riconoscere in alcuni “politici” i loro migliori interpreti, perché, se lasciata nelle grinfie dei sindacati confederali, non capisce, si sfiducia e va corretta. Non mi va il discredito gettato a piene mani su un sindacato spesso fermo, orbo e pieno di difetti, ma struttura costituzionale indispensabile e vera tutela del lavoratore, ieri come oggi. Strumento da affilare, certo, per lavorare coi nuovi temi offerti dall’economia velocizzata attuale, ma da non perdere. Te la ricordi, in storia, la fine del riformatore Rathenau che agiva per forza lentamente in una Germania disastrata dal dopoguerra e che venne eliminato, d’accordo tutti, e si arò il solco ad Hitler? Certo che non è la stessa, la storia,c he si ripete sì ma non per calchi così grossolani. Ma a me accade di pensarci, di questi giorni.

c)  Cerchiamo di guardare ai problemi, almeno ai più vistosi (debito pubblico, giustizia, lavoro giovanile) con occhi nuovi e senza schemi preconcetti in cui chi non pensa come noi è nemico. E, quando siamo partito, cerchiamo i nostri aderenti, discutiamo, spieghiamo ed impariamo con loro e da loro, in modo che la indispensabile “linea di condotta” nasca non nel cervello di cosiddetti “migliori” (troppo comodo ed antidemocratico il delegare!), ma condivisa ed arricchita da tanti contributi, senza sopraffazione ed offese, che nascondono sempre e malamente la mancanza del prezioso “dubbio”

E’ il dato presente a contare: ridefiniamo i concetti di “lavoro” (tempi e metodi), di “collocamento” (la Biagi in sé non è criminosa; criminoso ne è un certo uso profittatore,di “classe”; distinguiamo tra capitale che si investe e rischia e sudici profitti di personaggi alla Ricucci; suoniamo la sveglia alle banche, vecchie come il cucco e profittatrici alla Dickens e via così.

Penso che fin qui tu sia d’accordo. E’ sul “come” che discordiamo. Io vorrei lavorare, poter lavorare con gli attrezzi che ho; forse a te paiono pericolosi e distorti. Ma c’è, secondo me, tanta urgenza di fare, in modo nuovo e bene (intendo il più preciso e realistico possibile e subito): temo troppo per la nostra democrazia ed impazzisco quando viene sbertulata. 

 Beh; basta! Mi dispiace di aver dato l’impressione di offendere il tuo impegno che rispetto moltissimo e su cui, come sul mio, dubito perché ti so in perfetta buona fede. Ma, a scrivere da soli, alle volte scappano espressioni troppo colorite. Non volermene.

                                                                                          Sergio